I fratelli Alessandro e Gian Pietro hanno preso il via e in poco tempo
ecco che arriva il quarto album del loro progetto. Come abbiamo avuto
modo di ascoltare si tratta di musica sperimentale, che mescola l’elettronica
al jazz rock, sicuramente un intento ambizioso, destinato a chi non
si accontenta di soluzioni scontate o banali.
In questo nuovo disco ho avuto l’impressione che i due fratelli
abbiano voluto osare ancora più che in precedenza, arrivando
a proporre soluzioni “decostuzioniste”, ovvero troviamo
brani in assenza di ritmo e melodia. I pezzi più ostici sono
all’inizio del cd, in particolare il secondo titolo, “Di
Refosco e di Ghigno” è una vera piece de resistance,
quasi nove minuti di suoni in libertà, senza nessuna apparente
relazione tra loro. Francamente questa “non musica” mi
ha un po’ spiazzato e devo confessare di aver fatto fatica a
digerire tanta audacia. Mi sono trovato più a mio agio con
brani come “Sublime Futilità”, con le sue mescolanze
di trip hop e jazz, oppure nella caotica “Retinal Fetish”
dove un ritmo trance viene intersecato da svisate space.
Ammiro la voglia di esplorare territori impervi, di ricercare soluzioni
non convenzionali, ma credo che sia altrettanto importante l’utilizzo
di un linguaggio che arriva facilmente all’ascoltatore. Quello
che intendo dire è che ho trovato troppo ardite certe sperimentazioni.
Anche se comprendo l’esigenza artistica di andare oltre i limiti
del già noto. GB
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Secs; Tajs!; Blecs
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