I belgi Quantum Fantay con “Terragaia” giungono al quinto
lavoro da studio e vanno ad approfondire uno stile molto personale,
che vive a cavallo fra lo Space Rock Psichedelico (alla Ozric Tentacles
o Pink Floyd) ed il Progressive Rock. Questo per chi di voi non li
conoscesse già, un quartetto composto da Pete Mush (Synth),
Jaro (Basso, chitarra), Gino Bartolini (batteria) e Dario Frodo (chitarra),
autore di musica esclusivamente strumentale.
Ebbene l’evoluzione continua, la musica si lascia andare, trascinatrice
di situazioni mentali fantasiose, aperte a sogni e situazioni vissute
negli anni ’70 grazie anche agli Hawkwind. Iniziare l’ascolto
con “Journey To Earth” è come decollare come un
missile in verticale, piuttosto che gradatamente come un aereo, qui
si vola subito. La fantasia di certo non manca, si estrapolano sonorità
arabeggianti miste a Reggae.
Dieci tracce per dieci storie differenti, pregne di special guest
che si alternano nelle composizioni, da Anaisy Gomez degli Anima Mundi
a Nele Casneuf all’arpa, Charles Sla al flauto, Tom Tas alla
chitarra, Gracerooms alle tastiere e Joachim Wannyn al bengio. Il
Progressive Rock si presenta soprattutto nella fase chitarristica
e nei repentini cambi di tempo, come accade in “Azu Kènè
Dekkè Leppè”, ricca di sorprese, fra passaggi
Genesiani e musica da ballare. Musica da ascoltare senza particolari
distrazioni, perché è vero che si presenta orecchiabile,
ma al suo interno si nascondono passaggi tecnici non trascurabili.
Torna il flauto in “Desert Rush”, così l’onnipresente
elettronica che dona la profondità spaziale all’insieme.
Ci si deve lasciare andare nell’ascolto e neppure ci si deve
stupire se ci si ritrova a ballare.
Addirittura fra Folk e New Prog “Aargh”, una delle mie
canzoni preferite dell’album. E qui sfogo all’ocarina
ed alla cornamusa di Gomez in un giocoso e gioioso crescendo dove
la chitarra elettrica nel finale esalta il tutto. L’album si
muove con fantasia e colori, scorrendo piacevolmente e restando su
un livello musicale più che discreto, “Chopsticks And
Gongs” con il suo flauto, “Indigofera” fra Space
e Prog, l’elettronica ed il Reggae di “Yah Roste Fooroap”,
la varietà di “Cowdians” ed il Prog tastieristico
ed epico di “Journey From Earth”. Ciliegina sulla torta
il suggestivo artwork di Pascal Ferry con le opere “La songe
D’Une NuitD’Ether” ed “A Dream Of An Ether
Night”.
Un album molto lungo, sopra i 70 minuti di musica per un overdose
di emozioni differenti.
Di gran lunga l’album dei Quantum Fantay che preferisco, ora
mi sembra difficile potersi superare, ma in futuro anche restare a
questi livelli…Dio lo volesse! MS
Altre recensioni: Dancing in Limbo;
Tesselation of Euclidean Space
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