Riguardo
i Rhapsody ne abbiamo sentite e dette di tutti i colori, mancava solamente
che dovessero cambiare pure nome! Dopo problemi legali di copyright,
la band triestina decide semplicemente di aggiungere “Of Fire”
per chiudere la questione. In definitiva questa è l’unica
grande novità per quello che concerne il nuovo corso. Infatti
Turilli & company si cimentano nell’ennesima prova di Symphonic
Metal, con gli immancabili ed epici passaggi Power impreziositi dalle
orchestrazioni.
La voce di Fabio Lione è sempre più bella e la produzione
è come sempre impeccabile.
E allora via, come in una lunga maratona si parte a testa bassa con
l’obbligatoria (a questo punto credo che sia così) introduzione
d’atmosfera, dal titolo “Dar-Kunor”. La durata è
al di sopra della media e ci porta verso la title track “Triumph
Or Agony”, una bordata alla Rhapsody, un classico ben supportato
dalle tastiere di Staropoli. Ancor più efficace la successiva
“Heart Of The Darklands”, le coralità ed il ritmo
vivace la rende molto appetibile, mentre il ritornello ricorda vagamente
nientemeno che la sigla del telefilm cult anni ’70 “Attenti
A Quei Due”. Balzo temporale con “Old Age Of Wonders”,
uno stralcio di medioevo avanti ai nostri occhi, la spinetta ed i
zufoli fanno strada in questo sentiero già percorso nei secoli.
Tributo sfacciato ai maestri Manowar in “The Myth Of The Holy
Sword”, con Lione che somiglia addirittura ad Eric Adams. Non
manca il brano in italiano, “Il Canto Del Vento”, semplice,
toccante, un mix particolare fra voce, tastiere e sfumature alla Renato
Zero periodo anni ’70 (non ridete, ascoltatelo). Se c’è
una piccola novità sonora la riscontriamo in “Silent
Dream”, leggermente fuori dai loro canoni e più propensa
verso gli anni ’80 e finalmente la chitarra di Turilli esce
per un breve attimo allo scoperto. “Bloody Red Dungeons”
è trascurabile, mentre “Son Of Pain” è clamorosa!
Se desiderate comprendere al meglio il significato del termine “Epico”
allora alzate il volume del vostro stereo, i Rhapsody ci insegnano.
Chiude alla grande la suite “The Mystic Prophecy Of The Demonknight”,
un riassunto del mondo sonoro dei triestini, dove le soluzioni sono
tutte chiamate in causa, comprese le immancabili orchestrazioni.
Che dire, altro grande disco, non c’è dubbio, ma sicuramente
ancora una volta non servirà a convincere coloro che non amano
queste ambientazioni, ma che importanza ha? A noi piace e questo basta.
MS
Altre recensioni: The
Magic of the Wizard's Dream;
Live in Canada 2005
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