Rock Impressions

Jordan Rudess JORDAN RUDESS - Feeding the Wheel
Magna Carta

Ormai i progetti solisti dei membri dei Dream Theater non si contano più, realizzare dei dischi personali fuori dal gruppo oggi sembra più una moda che un'esigenza artistica, ma non è il caso di questo album. Oggi ci sono mezzi che permettono agli artisti di esprimere la propria creatività, amplificandone il potenziale, forse perché attualmente realizzare un CD è molto più economico e facile che in passato e sicuramente anche perché il mercato assorbe senza traumi eccessivi le valanghe di prodotti che vengono sfornate.

Lasciando da parte queste considerazioni, ci troviamo per le mani un disco di grande spessore, Jordan dimostra fin dal primo brano "Quantum Soup" di avere un'ottima vena compositiva e riesce a miscelare musica classica, jazz, fusion e metal in un intreccio irresistibile, questo brano possiede un incedere epico veramente trascinante. Il titolo successivo è l'intimista "Shifting Sands", molto space rock e meno spettacolare della traccia precedente, ma nella parte centrale Rudess da una prova strepitosa di sé. "Dreaming in Titanium" è prog puro, jazz e classica si fondono con il rock in passaggi dai ritmi mozzafiato, dove l'abilità non è esibizionismo, ma gioia di fare grande musica. "Ucan Icon" è molto in linea con il repertorio del teatro, solo è più keyboard oriented. Grandi progressioni anche in "Crack the Meter" con Billy Sheehan a fare un gran lavoro di basso e un Bozzio strepitoso, mentre alle chitarre fanno scintille il compagno di sogni Petrucci e Steve Morse. Stupenda l'intimista "Headspace" che riesce ad essere semplice e complessa al tempo stesso. Assolutamente spettacolare è "Revolving Door", molto epica e con un Petrucci lanciatissimo, il brano è un perfetto compendio di new prog. Nel brano "Interstices" Jordan si esibisce in un assolo da brivido, che raccoglie tutte le intuizioni già espresse dal nostro e troviamo davvero di tutto dalla musica degli anni trenta, quella che accompagnava i film muti, alla musica classica romantica, al jazz, non si può chiedere di più. Il brano finale è la degna conclusione di un disco imperdibile, uno di quelli che ti fanno amare il prog in modo totale. Non perdetevi assolutamente questo disco sorprendente. GB

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