Rock Impressions

Jordan Rudess JORDAN RUDESS - Rhythm of Time
Magna Carta

Sembra che il motivo che ha spinto Jordan a lavorare su questo nuovo solo album sia che molti fan gli hanno chiesto di poter ascoltare musica con più tastiere, più di quante se ne sentano ad esempio negli ultimi Dream Theater. Ed ecco allora accontentati i famelici fan e anche l'ego di questo artista di indubbio talento.

La carriera di Rudess è costellata di collaborazioni di assoluto prestigio e non è necessario fare qui un breve riassunto, ma in favore del nostro per questo album hanno prestato le loro doti Joe Satriani, Steve Morse, Vinnie Moore, Greg Howe, Dave LaRue, Rod Morgenstein (praticamente i Dixie Dreggs al completo) e Kip Winger che canta in due brani, una vera parata di assi.

La stesura del disco per certi versi ricorda i lavori solisti di Rick Wakeman, quello di Journey To The Center... tanto per capirci. Musica talvolta autocelebrativa, ma che ci mostra la grande voglia di questo artista di mettersi alla prova, di giocare con la musica, di raccontarsi, di trasmettere la sua passione e, perché no, anche di stupire.

E' ovvio che questo non è un prodotto destinato al grande pubblico, ma l'alto tasso tecnico e la straripante energia che si sprigiona dai solchi di Rhythm of Time sono una combinata di spessore. L'album si compone di otto tracce di cui sei strumentali e due cantate per quasi un'ora di musica, lo stile è un rock progressivo piuttosto pomposo e ricco di influenze, dalla classica al jazz.

"Time Crunch" parte con molto brio, stacchi e virtuosismi sono messi subito in primo piano, questo è un album che non fa prigionieri. "Screaming Head" vede il contributo di Satriani che suona molto metal, mentre Rudess sembra un fiume in piena. "Insectsamongus" parte con un andamento clawnesco, ai limiti dell'art rock, ma non mi coinvolge molto, poi parte una sezione jazzata molto più piacevole, poi verso i sei minuti il pezzo decolla proprio e ci sono delle atmosfere molto suggestive. "Beyond Tomorrow" è il primo brano cantato, inizia come una ballata cantata da un Kip molto sensuale ma non memorabile, ma il pezzo poi si evolve e migliora parecchio nelle parti strumentali. "Bar Hopping With Mr Picky" è prog puro con stacchi e controtempi a volontà, grande. "What Four" continua sulla lunghezza d'onda del pezzo precedente ed è ancora un gran bel sentire, che sia un caso ma sono i due pezzi con Steve Morse. "Ra" gioca con sonorità orientali, molto divertente. Chiude l'altra traccia cantata ed è ancora una ballata molto triste, Rudess sa andare anche piano quando serve e ci saluta regalandoci momenti di rara bellezza.

Non è indispensabile essere un patito delle keys per amare questo disco, anche se a me dispiace che non si senta mai il suono di un vero hammond. GB

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