Chi non conosce il cantante Pino Scotto dei gloriosi Vanadium? Spero
che tra i nostri lettori siano in pochi. Comunque sia Scotto è
uno dei veterani più significativi del nostro panorama, un
rocker fino in fondo o se preferite, come recitava uno storico disco
di Joe Perry: “Once A Rocker, Always A Rocker”! Questa
è l’anima e l’essenza del nostro, senza nessun
compromesso. Del resto basta fare un giro su YouTube per rendersi
conto di che tipetto sia il nostro.
Questo suo nuovo disco solista rappresenta la sua anima più
vera, un disco scomodo e graffiante, volutamente “scorretto”,
come del resto è Pino che nelle interviste non risparmia bordate
a chi le merita. Non sorprende quindi di vedere attorno a lui una
vera parata di artisti che hanno voluto dare il loro contriubuto alla
riuscita dell’album, troviamo i nomi molto noti di Enrico Ruggeri
col fidato Schiavone (quelli che “io suonavo l’heavy metal
quando tu eri chiuso nell’asilo”) e Mauro Pagani (PFM),
Saturnino e Le Vibrazioni, po i ci sono anche Fabio Treves, Mario
Riso e i fratelli Cappanera, poi Morby (Sabotage e Domine), ma ci
sono anche delle sorprese come Andy dei Bluevertigo o Briengel dei
Ritmo Tribale, ma citare tutti gli ospiti è quasi impossibile,
quello che è giusto rilevare è che non è da tutti
riuscire a coinvolgere attorno a se tanti artisti, anche perché
non si tratta di certo di un’operazione commerciale, ma di vera
amicizia conquistata con anni di dedizione alla musica.
Il nuovo disco di Pino non poteva che essere duro e rabbioso, un po’
come il suo carattere di true rocker, non sorprende quindi che l’opener
“Come Noi” sia durissima, un nu-metal venato di rap che
fa scuotere il capo, mentre il testo è puro vetriolo.
Le canzoni sono tutte riedizioni di brani già pubblicati, una
sorta di best of corretto e potenziato. “Il Grido Disperato
di Mille Band” è un classico metal ottantiano, quello
con cui Pino, lo scugnizzo milanese, è cresciuto. “Dio
del Blues” è un classico blues intriso di sofferenza,
un canto che arriva al cuore con la solita lucida vena critica di
Scotto. “Piazza San Rock” è un classico hard rock
blueseggiante, pieno di nostalgia. “Segnali di Fuoco”
prosegue con un hard rock essenziale, ma ancora a farsi notare è
soprattutto il testo come sempre molto critico. Non male “Le
Stelle Cadenti”, un mid tempo davvero ispirato. Trascurabile
“Guado 3000”, meglio la ballad “Disperanza”
che aggiunge una nota romantica ad un album che brucia. Ruggeri, con
la sua voce calda, fa sua “Predatori Della Notte”, che
coppia di rockers, peccato che Enrico non “riscopra” più
spesso questa sua vena. La carellata continua con “Nunù”,
“Code di Cometa” e “Gamines”, quest’ultima
impreziosita dallo stupendo violino di Pagani, una chiusura morbida
per un disco che graffia.
Il cd è corredato da un libro con la biografia di Scotto, noi
non l’abbiamo ricevuto e quindi non possiamo dire niente su
questa pubblicazione, accontentatevi del dischetto, che, per chi ama
il rock suonato con passione, è un acquisto consigliato. Scotto
è un personaggio scomodo e contro corrente, una voce fuori
dal coro che, al di la del linguaggio da strada spesso gratuito che
usa, ha qualcosa da dire che fa riflettere, dote oggi non comune.
GB
Altre recensioni: Codici Kappaò
Sito Web
Per un assaggio: http://www.myspace.com/pinoscottoofficial |