È
con vero piacere che, a distanza di un anno, ritrovo i nordici Siena
Root, una band che sebra sbucata direttamente dagli anni ’70
e con questo disco non fanno altro che confermare pienamente l’ottima
impressione che mi hanno fatto col precedente, nonché hanno
rafforzato tutte le considerazioni che avevo fatto allora.
Il nuovo disco è diviso idealmente in due parti, come i vecchi
Lp in vinile (che nostalgia, inoltre quelli mica si poteva downlodarli
col pc!!!), inoltre entrambe le parti sono intese come lunghe suites,
anche se per comodità sono state divise in brani, quattro per
la prima e sei per la seconda. La prima porta il sottotitolo di We
e spazia nell’hard rock più viscerale, ci sono parti
molto tranquille che poi si lanciano in vere e proprie scorribande
sonore, in un continuo sali scendi di emozioni, il suono è
volutamente vintage, quasi una dichiarazione di intenti, molto Zeppeliniano
se volete, la ricerca di questa band è maniacale nel tendere
a riproporre un certo modo di fare musica e il risultato è
al di là di ogni più rosea aspettativa, ascoltate ad
esempio la camaleontica “Over The Mountains”, è
un brano monumentale. Per certi versi spesso si sfiora anche certo
prog, come in “As We Return”, ma l’impronta hard
è sempre ben evidente.
La seconda parte è tutta dedicata all’India e a suoni
orientali, ottenuti con strumenti come il sitar e le percussioni.
Anche in questo caso si tratta di una specie di revival, la passione
per l’Oriente dei musicisti rock è nata nei lontani anni
’60, penso che tutti ricordino le immagini dei Beatles nei loro
viaggi esotici, ma la cosa poi contagiò un po’ tutti,
anche in ambienti elitari come quelli jazz, penso alla Mahavisnhu
Orchestra, e oggi è il turno dei Siena Root, che reinterpretano
a modo loro la passione per queste sonorità con la lunga suite
“The Road To Agartha”. Un brano altamente onirico e psichedelico,
che appare particolarmente ispirato.
I Siena Root sono una band che conferma la propria grandezza, anche
se il genere che fanno li relega nel panorama dei gruppi nostalgici,
ma ce ne fossero di band che riescono a riproporre i seventies con
tanta bravura. GB
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