Un artwork superlativo del sempre più bravo Ed Unitsky, che
ha curato anche tutte le illustrazioni del booklet, ci guida all’ascolto
della terza fatica degli olandesi Silhouette, che in formazione vantano
un ex componente dei Cliffhanger, un’ottima formazione che non
ha raccolto per quanto valeva (se non li conoscete andate a cercare
la recensione della loro antologia di recente pubblicazione. Come
vi abbiamo detto nel parlarvi del loro secondo disco, i Silhouette
fanno New Prog, sulla scia di formazioni inglesi come gli IQ e in
questo disco mantengono la rotta del precedente lavoro.
Across the Rubicon è un album in cui la band ha investito molto
e lo si avverte subito, non a casa sono partito parlando dell’artwork,
che, come sapete, ha sempre giocato un ruolo molto importante nel
prog. Il brano eponimo di apertura ci cala subito in un’atmosfera
sognante, quasi fosse un’overture, vagamente malinconica, retto
da melodie molto belle, che ricordano un po’ arie alla “Lucky
Man”. Poi subentra la monumentale “Breathe”, arrangiamenti
da colonna sonora ci introducono in un brano epico di grande spettacolarità
e possenza, le tastiere preparano la strada ad un riff cattivo di
chitarra e si viene immersi in un mondo onirico spettacolare. La parte
strumentale è più convincente di quella cantata, ma
le melodie sono molto belle e sotto c’è un buon lavoro
ritmico, con geometrie tutt’altro che semplici, ma le parti
strumentali sono davvero notevoli. “Empty Places” è
una ballata triste giocata su suoni semiacustici, ancora una volta
siamo avvolti da melodie molto curate e belle. Il brano seguente è
nuovamente epico, l’andamento è ancora quello di una
ballata, carino anche il coro di ragazzi in chiusura del brano. “Anybody”
parte un po’ in sordina, ma poi recupera con lo sviluppo, brano
articolato, che dura oltre gli undici minuti e cambia continuamente
atmosfere. “Grendel Memories” è quasi pomp, con
la chitarra distorta a dovere e l’incedere solenne, ovviamente
prevale il lato prog, ma anche quello dardeggiante non è male.
“Nothing” inizia con una chitarra sognante un po’
tipo primi Pendragon, melodie malinconiche e un tappeto di keys delicato,
poi il brano prende vigore e comincia a diventare più epico
e interessante. Gran finale con i quasi dodici minuti di “Don’t
Stop This Movie”, degno finale di questo disco molto bello,
curato in ogni minimo particolare. Ci sono tutti gli elementi di questo
genere.
I Silhouette sono una band notevole, se fossero nati negli anni ’80
sarebbero annoverati insieme a Marillion, Pallas e Pendragon, oggi
dovranno faticare un po’ per affermarsi, ma hanno tutta la bravura
necessaria per conquistare il vostro cuore. GB
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