Rock Impressions

Sir Lord Baltimore SIR LORD BALTIMORE - Sir Lord Baltimore
Mercury / Polygram
Distribuzione italiana: si
Genere: Hard Rock
Support: Lp 1971 - CD 1994


Il secondo album arriva ad un solo anno di distanza dal primo, al trio si è aggiunto Joey Dambra alla chitarra e all’hammond. Fin dalle prime note il sound sembra meno oscuro ed epico, anche un po’ ruvido. Non siamo più sotto la guida di Kramer e il gruppo si è spostato agli Mercury Sound Studios con Bob Fava come ingeniere del suono. La resa dell’album non è così dirompente come nel primo, ma il disco contiene ugualmente dei pezzi indimenticabili.

“Chicago Lives” è un bel pezzo, con molte variazioni in meno di quattro minuti, compresa una sezione vagamente jazzata con un solo di chitarra memorabile, ma temete, l’hard rock dei SLB è sempre molto deciso. Anche la seguente “Loe and Behold” mostra un gruppo meno oscuro, anche se recupera un po’ in epicità. Finalmente con “Woman Tamer” si torna alle apocalittiche tinte fosche del debutto, un brano da brividi, che ricorda tantissimo i riffs ossianici e saturi dei maestri Black Sabbath, ma questa piece non è certo da meno rispetto a quelle partorite dal quartetto di Birmingham. Ma ecco che arriva il vero capolavoro del gruppo: “Caesar LXXI”, uno dei brani più epici e visionari partoriti dal genere, che sicuramente ha influenzato tutto il metal epico con i Manowar in testa, un gioiello di heavy metal ante litteram (ricordo che siamo solo nel ’71!), che da solo vale l’acquisto di questo comunque ottimo disco. “Man From Manhattan” ci presenta il lato più progressive del gruppo, il brano è piuttosto lungo e supera i dieci minuti, ci sono visioni oniriche ai limiti della psichedelia, cori epici e crescendo, poi torna il sound sulfureo e crepuscolare verso il finale del pezzo, infine la conclusione poetica suggella un altro pezzo fantastico. Il finale dell’album è affidato a “Where Are We Going”, registrata dal vivo col contributo aggiuntivo di un sax, molto vicina al repertorio dei Free, purtroppo il titolo è stato un po’ funesto per la band, ma questo destino è stato riservato a molti grandi nomi, ingiustamente chiamati “minori”.

Un altro classico da riscoprire e da amare senza riserve, uno di quei dischi che rendono assolutamente inimitabili e indimenticabili gli anni ’70. GB

Altre recensioni: Kingdom Come; III Raw

Sito Web
Per un assaggio: http://www.myspace.com/sirlordbaltimorewebsite


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