Tornano i napoletani Slivovitz con il terzo album e una carriera di
oltre dieci anni alle spalle, la band partenopea si è distinta
per la particolare abilità di miscelare sonorità molto
differenti, sostanzialmente si tratta di una fusion con molti inserti
etnici, world music e tanta voglia di suonare.
Questo nuovo disco è composto di otto brani tutti molto musicali,
come nel precedente, un sound contagioso, che mette allegria e voglia
di sole, che sa mediare partiture spericolate e complesse con melodie
incantevoli e suadenti. L’avvio ricorda un classico giro hard
rock, ma è solo un attimo, perché come entrano i fiati
è tutta un’altra musica, ritmi incalzanti e tanta fusion
in piena libertà espressiva. La musica degli Slivovitz è
strumentale e brano dopo brano si procede ad aggiungere colore e calore,
dalle partiture frenetiche iniziali si passa con scioltezza ad altre
più meditative, ma non meno coinvolgenti e in ogni contesto
la band si esprime al meglio. C’è tanta energia, voglia
di divertire e anche passaggi meditativi e poetici, un disco molto
completo, in grado di appagare anche i palati più esigenti,
ottimamente suonato e prodotto.
Gli Slivovitz con questo nuovo disco continuano a fare scintille ed
è sempre un gran piacere poterli ascoltare, speriamo che la
loro musica continui su questa strada, non nel senso di ripetersi,
ma nel senso di mantenere sempre queste splendide doti. GB
Altre recensioni: Hubris; Liver
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