Nel 2006 è scomparso il sassofonista Elton Dean, un artista
che ha tracciato un solco netto fra il Progressive del tempo ed il
Jazz Rock. I Soft Machine ricordano il proprio compagno con questo
album tributo registrato dal vivo in Germania nel 1971. Il quartetto
del tastierista Mike Ratledge viene qui fotografato nel massimo dello
splendore, ossia quando l’ispirazione è sul nascere.
Dopo il capolavoro del 1970 dal titolo “Third”, molto
fantasioso e dell’ottimo successivo “Fourth”, ultimo
disco con il leader Wyatt alla batteria, i Soft Machine hanno conosciuto
una carriera semplicemente onesta. Seguono nel tempo altri buoni lavori,
ma meno ispirati, pur rimanendo dei punti di riferimento per molte
altre band. Ecco la bellezza di “Drop”, un disco voluto
dall’attenta Moonjune che fotografa questa band nel suo status
quo.
Come dicevo prima, Wyatt se ne è andato ed il suo posto viene
momentaneamente ricoperto da Phil Howard, mentre al basso c’è
Hugh Hopper. Un documento prezioso ed una goduria per chi ama il Jazz
Prog più colto. La batteria nervosa ed aggressiva, pone alla
vista una band nel pieno del passaggio stilistico, quello che nel
tempo porterà la band ad una differente raffinatezza. Howard
è come una cometa per i Soft Machine e questo è un altro
motivo per cui ascoltare “Drop” con attenzione. Il suo
stile marcato si differenzia di molto da quello del fondatore Wyatt
ed è un vero trascinatore in sede live….forse anche troppo.
Quando nello stereo comincia a girare “New Caliban Grides”
si ha come la sensazione di sentire l’odore del palco, di vedere
Dean soffiare nel sax e guardarsi con un cenno d’intesa con
i propri compagni.
Jazz Rock DOC, assolutamente da studiare oltre che da ascoltare. La
cosiddetta Scuola Di Canterbury qui conosce una delle pietre miliari
che la reggeranno per un buon decennio.
Gli strumenti vengono spesso straziati, rovesciandosi a capofitto
in una improvvisazione che riesce bene solo ai grandi. La registrazione
è remixata, ripulita, certamente non è delle migliori,
ma l’ascolto considerando poi che si parla del 1971 è
più che accettabile.
Un disco dedicato quindi non solo al povero Dean, ma a tutti gli amanti
di questo genere.
Una macchina da guerra, un muro sonoro che stordirà tutti coloro
che non sono avvezzi a questo genere di suoni, per gli altri un semplice
orgasmo mentale.
Questi erano i Soft Machine! MS
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