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Bisogna ringraziare sicuramente la caparbietà di certe nostre
case discografiche e distributrici se ancora nel 2011 si possono ascoltare
lavori di Progressive Rock nostrano datato 1970. Black Widow, Mellow
Records, Lizard, Ma.Ra.Cash, BTF, GT Music solo per fare alcuni nomi,
ma nel caso dei fiorentini Spettri, parliamo di Black Widow.
Spesso si trattano di ristampe di LP in origine edite in poche copie
e mal distribuite, soltanto nel tempo valorizzate dai critici e dal
pubblico. Ma questa volta il caso è differente, si tratta di
materiale inciso fra il 1970 ed il 1972 e mai edito, per cui a maggiore
motivo complimenti alla casa genovese per il coraggio di uscire oggi
con un disco di Prog Rock anacronistico, in un mercato odierno che
sempre meno vede acquirenti.
Gli Spettri si formano a Firenze nel 1964 e sono composti da Raffaele
ed Ugo Ponticello (chitarra e voce), Stefano Melani (organo Hammond)
Ubaldo Paolanti (batteria, poi sostituito da Giorgio Di Ruvo) e da
Giuliano Giunti (basso).
Il libretto interno al cd narra di una band vigorosa, con volumi in
sede live altamente proposti (per la chitarra GRS circa 100 watt,
molto alto per i tempi) e comunque di una voglia di perlustrare diverse
strade nel Rock, dal primordiale Beat al Prog con influenze Colosseum
e King Crimson, fino a passare per l'Hard Rock dei Deep Purple e Black
Sabbath. Alla band non mancano neppure soddisfazioni ai festival canori,
come è capitato in "Estate Insieme" a Rimini con
la vincita nei primi anni '70. Tuttavia l'interesse attorno al gruppo
da parte degli addetti ai lavori non scatta. Ecco dunque solo oggi
l'LP "Spettri" masterizzato e curato, lasciando intatte
le prerogative artistiche del concept suddiviso in quattro parti.
In esso si parla della società egoista ed ipocrita (gia allora?)
ed un uomo, il protagonista della storia, si getta nelle braccia della
metafisica per cercare alcune risposte al riguardo. Cerca tramite
medium il contatto con gli spettri, ma aimè non ottiene da
loro nessuna risposta esaustiva ed illuso dagli eventi a questo punto
impazzisce.
Nell'artwork di Ferìda del 1976, un olio su tela, si ha di
per se un tassello del puzzle emotivo a cui si va incontro nell'ascolto
di "Spettri" , "La Vita Dopo La Morte" raffigurata
con fiori che nascono da un teschio umano è un immagine forte
e chiara.
"Stare Solo" apre il disco e mette in evidenza l'importanza
della chitarra in primo piano supportata da tastiere Hammond energiche
e preziose. Impossibile restare fermi avanti agli assolo di chitarra
di Raffaele, l'adrenalina ci fa muovere a ritmo. Riff cadenzato in
"Medium", orecchiabile e profondo nell'esecuzione che ha
dell'oscuro, ma non pienamente come quelle delle band di riferimento,
perchè tanto, volenti o nolenti, la nostrana mediterraneità
fuoriesce inesorabile in maniera naturale. Bella la fuga finale che
personalmente mi ricorda materiale dei Trip.
"Essere" prosegue il discorso intrapreso, ma presenta all'interno
anche una fase acustica davvero toccante e leggera. Chiude l'album
"Incubo" e qui il profumo degli anni '70 è davvero
forte.
Nel disco c'è tutta la situazione Rock italiana dell'underground
italico, i mezzi di incisione, la caparbietà e la voglia di
essere unici, pur evidenziando stilemi esteri. Insomma, materiale
per cultori e non di certo per ragazzi che ascoltano Hip Hop! Personalmente
mi sono divertito e almeno per un attimo sono tornato con la mente
al migliore periodo della mia vita e non solo di rockettaro. MS
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