La storia di questa band è molto romantica, avevano registrato
un album nel 1972, ma che ha dovuto aspettare fino al 2011 per vedere
la luce. L’entusiasmo e la passione dell’etichetta genovese
ha dato la forza al gruppo per riformarsi, con quattro membri originali,
e mettere le mani ad un nuovo album, il presente appunto. È
certamente bello ritrovare dopo tanti anni l’entusiasmo e la
voglia di rimettersi in gioco e, visto come va il mercato discografico
di questi tempi, solo la passione più vera può dar vita
ad un risultato come questo, quasi un piccolo miracolo.
Il disco rispecchia in pieno la filosofia della Black Widow, un hard
prog venato di tinte dark. Fin dall’iniziale “Il Lamento
dei Gabbiani” si avvertono un senso di mistero e di inquietudine
crescenti. La musica è un mix di elementi, un po’ Black
Sabbath, un po’ Deep Purple e un po’ King Crimson, c’è
qualcosa anche di alcuni gruppi kraut rock, ma tutto sommato il gruppo
riesce ad avere una propria impronta personale. Il cantato in italiano
è suggestivo, i testi sono ricchi di suggestioni, anche se
non è un idioma che si sposa bene col genere trattato, però
il risultato è di sicuro coinvolgente e l’ascoltatore
viene proiettato in un mondo arcano e molto gotico. Bella l’idea
sottostante “La Nave”, un incedere tra l’epico e
il jazzistico, ottimo esempio di prog immaginifico. La voce di Ugo
Ponticiello ogni tanto mostra i suoi limiti, ma i testi non sono facili
da cantare, sulle parti strumentali non c’è niente da
ridire, sono musicisti che sanno il fatto loro. “La Profezia”
è più hard rock con uno splendido hammond, lo stile
è molto settantiano, ma questi sono musicisti che hanno nel
dna questo modo di suonare e non è certo una colpa, ma nemmeno
un limite per come la vedo io, anzi. Molto bello l’inizio incalzante
di “Onda di Fuoco”, il gruppo continua ad elargire brani
ricchi di gusto e questo è uno dei migliori. Bravi anche nel
proporre una scaletta varia, che premia un ascolto ripetuto. Il gruppo
è riuscito a proporre un ventaglio molto variegato di idee
pur mantenendo un sound coerente dall’inizio alla fine.
Per tutti gli amanti delle sonorità descritte questo disco
è assolutamente da prendere in considerazione, ottimamente
suonato, con un songwriting pieno di gusto. Non è adatto agli
amanti delle sonorità post moderne, ma è comunque un
classico senza tempo. GB
Altre recensioni: Spettri
|