Yuk!
Yuk! farebbe Super-Pippo, provenendo da un bel viaggio nelle profondità
più magmatiche dei seventies. Come dargli torto, se questo
"Demons" pare effettivamente un disco di trenta anni fa!
Michael Amott ed i suoi pards colpiscono nel segno, con una dozzina
(più l'intro "Inner strenght", ma la bislacca reprise
di "Born to die" non supera il minuto e mezzo) di canzoni
fumiganti e polverosissime, a tratti davvero heavy, come in "Throwing
your life away".
Coinvincente la prova del cantante Janne "JB" Christofferson,
che da "On fire" ricopre il ruolo di urlatore che fu di
Spice, ora attivo col progetto personale denominato Kaiser, e del
bassista Sharlee D'Angelo, altra faccia nuova del gruppo capitanato
dall'infaticabile Michael (che opera con disinvoltura pure cogli Arch
Enemy).
La ruffianissima "One man army" spazza via in una infinitesimale
frazione di secondo White Stripes e fighetti vari: cantato epicissimo,
chitarrismo fantastico (che groooooove!!!!), sezione ritmica poderosa
sì, ma assolutamente dinamica. Questo si che è rock!
E che assolo, signori, da manuale dell'air guitar (datevi da fare
col battipanni della mamma - o della moglie - e non fate finta di
nulla se vi beccano, chissenefrega!). Ciondola indolente "Through
the halls", ideale colonna sonora per una serata trascorsa ad
osservare il tramonto e lo spuntare delle stelle, a punteggiare il
firmamento (eppoi conclusa in birreria, che diamine!), mentre asservita
al rock più psych è la fumigante (e fumatissima...)
"Dying every day", che fa da prologo ad uno dei pezzi forti
di "Demons", quella "Born to die" che incede con
pachidermica grazia... Quello che fuoriesce dalle casse del vostro
stereo è magma, incandescente ed inarrestabile. Dal vivo il
pezzo dovrebbe fornire un impatto devastante. Ma gli Spiritual Beggars
sono dei geni! Come definirli altrimenti, dopo aver ascoltato la reprise
della stessa (non voglio rovinare la sorpresa ai lettori)? Ci pensano
poi "In my blood", "Elusive", "Sleeping with
one eye open" e la conclusiva "No one heard" a riportare
ordine: colate metalliche, flavour settantiano dispensato a piene
mani, per il trionfo definitivo del rock (hard) più muscolare
e ruspante.
Certo, "Demons" non sarà "Ab Astra", ma
che feeling trasudano queste canzoni... Gli Spiritual Beggars sono
una garanzia assoluta di passionalità, bravura e doti compositive.
Buon disco, coi tempi (magri!) che corrono, ci voleva! AM
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