Rock Impressions

Spiritual Beggars - Return to Zero SPIRITUAL BEGGARS - Return to Zero
Inside Out
Distribuzione italiana: Spin Go!
Genere: Hard Rock / Stoner
Support: CD - 2010

Cinque anni, sembrano molti se ci guardiamo indietro, eppure a volte si ha l’impressione che passino come un soffio. Cinque anni abbiamo dovuto attendere per il nuovo album degli svedesi Spiritual Beggars, una delle formazioni di stoner più convincenti del panorama, una delle poche che è riuscita ad emergere proponendo questo genere, che non ha mai raccolto i consensi sperati, un genere di nicchia come se suol dire. L’attesa è stata interrotta dall’uscita dell’infuocato dvd Live Fire!, titolo davvero azzeccato. Del resto il leader Michael Amott è anche impegnato con gli Arch Enemy ed ha recentemente riformato i temibili Carcass. Ma gli Spiritual Beggars sono praticamente un supergruppo. Perso il cantante precedente, impegnato coi Grand Magus, hanno arruolato lo sconosciuto Apollo Papathanasio, che ha una voce che ricorda molto quella di Coverdale.

Il disco apre con un intro da film dell’orrore, che ricorda vagamente certi giri alla Goblin, è solo un pretesto per lanciare la granitica “Lost in Yesterday”, una scarica di adrenalina, un riff saturo domina la scena e una linea melodica da brivido fa da contraltare, la band appare in ottima forma. “Star Born” è molto anthemica, incendiaria, ottima per un concerto ad alto tasso di ottani. “The Chaos of Rebirth” parte cadenzata, non cattura subito come i brani precedenti, ma resta una prova che piace sulla lunga distanza, nella parte centrale il brano diventa anche molto sabbathiano e dark. Meno catalogabile è “We Are Free”, un inno hard rock dal forte impatto emotivo. Da questo punto il disco cambia piuttosto radicalmente, abbandonata la prima parte molto aggressiva, le sonorità si fanno più psichedeliche e riflessive, ecco arrivare allora la sognante “Spirit of the Wind”, quasi una ballata maledetta, che mi ha ricordato i POS più spirituali. “Coming Home” è una classica hard rock song, carina, ma piuttosto prevedibile e scontata. Il metal degli anni ottanta, qualcosa tipo gli MSG per intenderci, fa capolino con “Concrete Horizon”, un brano decisamente nostalgico. “A New Dawn Rising” ha delle linee melodiche interessanti, ma passa per lo più senza lasciare molto. “Believe in Me” è molto hard blues ed allarga i confini del disco. “Dead Weight” riprende le cadenze doom, anche se ancora piuttosto blues, ma non sono le scintille di apertura. Chiude la ballata per pianoforte “The Road Less Travalled”, fra suggestioni Beatlesiane e pop in genere, con una band praticamente irriconoscibile, che di solito è un pregio, anche se non siamo più abituati a cambiamenti di umore così repentini, mentre una volta erano una regola.

Questo disco è ben fatto, con un songwriting giustamente vario, anche se credo non passerà alla storia e penso che nemmeno i fans della band riusciranno ad apprezzarlo come meriterebbe. GB

Altre recensioni: Demons


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