Rock Impressions

Stille Oppror - S.o2 STILLE OPPRÖR - S.o2
Karmakosmetix
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Alternative / Prog
Support: CD - 2008


Ormai ci siamo abituati, dal nord europa arrivano continuamente nuovi artisti ricchi di talento, così non restiamo sorpresi più di tanto ascoltando questo nuovo progetto capitanato dal norvegese Christer André Cederberg (In The Woods…). Con questo moniker Christer insieme ad un manipolo di session men ha cercato di dare vita a qualcosa di molto personale, artisticamente parlando, ecco allora materializzarsi dagli autoparlanti del mio stereo un sound molto suggestivo e psichedelico, ma molto poco etichettabile.

S.o2 è un album complesso, che spazia dal prog alla musica alternativa sperimentale, ci sono echi di Indian Summer dei Landberk e dei Paatos, poi c’è qualcosa dei Radiohead e degli ultimi Marillion, ma soprattutto c’è la voglia di esplorare dei territori ancora piuttosto intatti e così troviamo musica nuova e intrigante, magari non ancora matura, ma già in possesso di quel qualcosa che la rende interessante ed indimenticabile.

“L Tune” da l’avvio con un sound mellifluo e sognante, le melodie sono molto belle e dietro un’apparente semplicità nascondono delle strutture molto complesse e audaci. “Meanwhile” è più energica, anche se molti elementi del brano precedente vengono riproposti anche in questo, come il cantato trasognato, ma la struttura del brano è sostanzialmente diversa, più psichedelica. “Reconnect” aggiunge una sonorità malinconica e misteriosa di ottimo impatto al sound del nostro, davvero un gran bel brano che si unisce al successivo “Reconnect Outro”, più sperimentale. “Disquietude” prosegue il discorso senza aggiungere particolari elementi di novità, ma ha un bel finale chitarristico in crescendo. La title track è uno dei brani più rappresentativi dell’album e contiene in se tutti gli elementi che hanno reso intrigante il disco, sicuramente una scelta azzeccata, anche se verso il finale troviamo una sezione piuttosto soporifera, poi però subentra una cantate molto brava. La chiusura del disco è affidato a “Instrumental”, che mantiene quello che promette e getta il sipario su un disco molto affascinante.

Anche se per questo lavoro il termine “prog” calza male, se si pensa al classico prog settantiano, credo che invece sia molto azzeccato per lo spirito con cui il disco è stato pensato e realizzato, questa è la vera musica prog, che cerca nuove soluzioni e che non si ferma ai soliti stereotipati modelli. GB

Interviste: 2008

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