Rock Impressions
Il Re del Gancio

Sun King - Prisoners of Rock SUN KING - Prisoners of Rock
UDU Records
Distribuzione italiana: si
Genere: Hard Rock
Support: CD - 2010


Altro gruppo marchigiano che abbiamo il piacere di presentarvi sono questi Sun King, che in quattro anni di attività sono giunti al terzo disco, anche se questo è una raccolta di quanto pubblicato in precedenza. La band si esprime in inglese e propone un hard rock essenziale, figlio dei grandi nomi del passato con i Cult di Electric e Sonic Temple in testa, poi ci sono gli Ac/Dc, qualcosa dei Black Sabbath e il metal ottantiano.

I brani proposti sono undici e dimostrano tutti delle ottime qualità tecniche, si sente che questi musicisti hanno suonato parecchio e che hanno una buona intesa di gruppo, il songwriting dipende un po’ dai nomi citati, non che i Sun King non abbiano personalità, ma pagano ancora un debito significativo nei confronti dei loro ispiratori. La prima traccia con cui si presentano è “Turn Me On”, aperta da un riff in pieno stile Ac/Dc, secco e penetrante, il coro riporta alla mente anche certe formazioni dell’heavy rock americano dei primi ottanta come i Twisted Sister o i Quiet Riot. Si continua con “Three Times Rock”, che è un concentrato di energia alla Astbury-Duff, non è imitazione perché i nostri hanno dimostrato di essere riusciti a far propria la tradizione degli artisti citati. Procede spedita “Your Love” senza allontanarsi troppo dalle coordinate dei brani precedenti, molto meglio la ballad elettrica in chiave power blues “A Sign”, in cui emerge anche un ottimo solo di chitarra. Penetra come una lama l’hard diretto di “After the Night”, seguita dall’hard ‘n’ roll di “I Rock I Roll”, quasi alla Motorhead. Altra canzone che mi è piaciuta subito è “A Wave”, che unisce melodia a potenza ed ha una parte veramente trascinante. Riuscita anche la seguente “I Just Want”, anche se meno immediata. “The Dance of Darkness” è il brano più prevedibile del disco, fatto bene, ma troppo derivativo. Molto meglio la rocciosa ed epica “Hippogriff”, che scomoda fantasmi dei Led Zeppelin e dei Purple. “Man of the Mountain” è forse il brano più ambizioso a livello compositivo, che mi riporta alla mente il metal italiano degli anni ottanta, ma andrebbe arrangiato meglio, perché è buono come idea, meno come resa.

Questi Sun King sono una band dal temperamento deciso, che ha interiorizzato la lezione dei grandi dell’hard rock dei ’70 e degli ’80 ed è pronta a lasciare il segno. GB

Altre recensioni: Terpsichore

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