Questo
è il classico disco che non ammette mezze misure: o lo si ama,
o lo si odia. La fonte di questa affermazione è nella musica
proposta da questa nuova formazione tricolore, patrocinata dal produttore
e batterista dei primi due album dei Labyrinth: Frank Andiver.
Il nome del gruppo di per se è già più che esplicativo,
la musica viene da un massiccio uso dei sintetizzatori ed in effetti
ascoltando il cd fin da subito si fatica a capire se qualche strumento
sia stato suonato da strumenti veri o se sia tutto frutto di diavolerie
elettroniche, dalle chitarre alla batteria, il basso non c’è
e la voce è l’unica cosa abbastanza naturale, quando
non è filtrata.
C’era un tempo in cui questo disco avrebbe fatto scandalo, adesso
invece suscita curiosità, ma per la verità io preferisco
pensare al gruppo classico con la formazione tipica e tanto sudore.
Non che suonare bene le tastiere sia facile e questi ragazzi ce la
mettono proprio tutta per fare un disco interessante e in varie occasioni
centrano anche l’obbiettivo.
In sostanza sapete a cosa andate incontro, il disco è divertente
e le composizioni funzionano bene, solo hanno un sound diverso dal
solito, se questo è un pregio o un difetto potete deciderlo
voi. GB
Interviste: 2006
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