Rock Impressions
 

INTERVISTA AI TAPROBAN con GIANLUCA DE ROSSI
di Massimo Salari

Ciao ragazzi,prima di tutto facciamo conoscere i Taproban ai lettori di Rock Impressions chi sono?
Ciao! Io sono Gianluca de Rossi e sono il tastierista dei Taproban, una progressive rock band romana formata inoltre da Davide Guidoni alla batteria e da Guglielmo Mariotti al basso, chitarra e voce.

Da dove deriva il vostro nome?
Dall’antico nome dell’isola di Ceylon, oggi Sri Lanka, dove Tommaso Campanella immaginò il sito della sua “Città del Sole”, un mondo utopico dominato dai tre principi Saggezza, Forza e Amore, che rappresentano le nostre tre diverse personalità.

Parlateci del nuovo “Outside Nowhere”, a cosa è ispirato?
Al mondo della fantascienza, per cui vi si trovano brani ispirati a vari capolavori del genere come “2001: Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick, “Blade Runner” di Ridley Scott, oppure la saga di “Star Trek”.

Facciamo un piccolo passo indietro, il primo vostro lavoro dal titolo “Ogni Pensiero Vola”, uscito per la francese Musea, quanto è diverso da “Outside..”, quale è stata la vostra evoluzione?
Sono album con una ispirazione differente, ma in fondo abbastanza simili. In “Ogni Pensiero Vola” l’ispirazione proveniva dalle statue del Sacro Bosco Di Bomarzo, per cui l’ambientazione e di conseguenza le sonorità erano prettamente “rinascimentali”, come sospese tra magia e sogno (o incubo), mentre il tema dominante di “Outside Nowhere” è l’uomo che si perde nello spazio alla ricerca di qualcosa che ha perduto e finisce per perdersi egli stesso, per cui le atmosfere si fanno più rarefatte e soprattutto più “sintetiche” e “disumanizzanti”.

Come mai avete lasciato la Musea?
Forse è stata la Musea a lasciare noi… Proponendoci infatti un contratto di sola distribuzione, avremmo dovuto accollarci, oltre alle registrazioni, anche le spese di masterizzazione e stampa dei CD, per cui abbiamo preferito rivolgerci alla Mellow che ha dimostrato vivo interesse per noi.

Personalmente ritengo il vostro ultimo disco un bell’esempio di New Prog, nel brano suite “Outside Nowhere” ho riscontrato influenze Marillion vicine a “The Web”, anche atmosfere care alle vecchie Orme ( “Il Difficile Equilibrio Tra Sorgenti D’energia”), ma voi siete più vicini al Prog anni ’70 o al New Prog?
Forse proprio qui cogliamo una delle differenze sostanziali tra il primo e il secondo album che mi chiedevi sopra, e cioè che mentre il primo suona decisamente più seventies, il secondo si avvicina di più alle sonorità fine anni settanta inizio anni ottanta. Del resto viviamo nel 2004 e cerchiamo, orgogliosamente e senza ipocrisie, di trarre ispirazione da tutto ciò che di buono ci ha preceduto nel solco di questo particolare genere musicale. Per cui essere in qualche modo accomunati ai Marillion o alle Orme può solo che farci piacere.

Qual è la canzone che rappresenta al meglio i Taproban?
E’ molto difficile dirlo. Diciamo che, com’è normale, ci sono brani che sono riusciti meglio di altri, come ad esempio la suite “Outside Nowhere”, che da il titolo all’ultimo album, oppure “L’Orco”, sul primo disco, che una rivista inglese ha piazzato al terzo posto in una particolare classifica dei brani migliori del progressive italiano dal 2000 al 2003.

Quando scrivete i brani come sono suddivisi i lavori? C’è un leader fra di voi o siete un team unico?
La quasi totalità dei brani del primo e del secondo album sono di mia composizione, mentre gli arrangiamenti sono stati curati insieme. Ultimamente invece stiamo tentando la più difficile, affascinante e forse più fruttuosa strada di comporre i nuovi brani sfruttando le capacità compositive di tutti e tre. Pensa ad esempio che del prossimo concept album, che tratterà di una discesa nell’inconscio attraverso la metafora di un mondo sommerso, i testi sono stati scritti interamente da Davide, mentre io e Guglielmo ci dividiamo la composizione delle parti strumentali.

Come si vive il Progressive nella capitale, ci sono movimenti nell’underground?
Di gruppi ce ne sono molti, buoni e meno buoni, ma purtroppo, forse come conseguenza di ciò, sono gli spazi che mancano. Oggi a Roma è diventato praticamente impossibile suonare dal vivo questo genere di musica, se escludiamo “le solite” cover bands. Ci vorrebbe più rispetto e competenza da parte di chi gestisce locali e manifestazioni, ma forse è solo un problema di “favoritismi”…

Sapete consigliarci un gruppo da tenere sott’occhio?
Per quanto mi riguarda mi piacciono molto i due album della “Maschera di Cera”. Trovo il loro sound e il loro stile in qualche modo assimilabile al nostro.

Che cosa deve fare secondo voi un gruppo per emergere dal mare di indifferenza che attualmente circonda questo genere e che cosa non deve fare.
Non sono tanto d’accordo sul “mare di indifferenza”; siamo tutti perfettamente consapevoli che ci occupiamo di un genere musicale per così dire di “nicchia”, ma che comunque annovera molti estimatori in molte parti del mondo; questo sottostrato non viene tanto alla luce principalmente per colpa dei mass-media che, orientati dalle majors, ignorano volutamente il fenomeno; ma il fenomeno esiste ed ha i suoi canali preferenziali nelle riviste e nei siti internet specializzati, per cui se voglio promuovere il mio disco o informarmi su qualche altro gruppo, so bene dove devo rivolgermi.

Siete a favore degli scambi di file musicali su internet o siete contro?
Internet, come dicevo sopra, è uno strumento importante per la promozione e per la ricerca del materiale sul genere, tuttavia anche il diritto d’autore deve essere tutelato. Personalmente compro solo CD originali e non ho mai fatto uso di masterizzazioni, ma mi rendo conto che i prezzi esagerati degli originali hanno dato vita a questo fenomeno, che se da una parte danneggia l’interesse degli autori e degli editori, dall’altra favorisce una maggiore circolazione della musica.

Negli anni ’70 c’era un abbondante scia di gruppi italiani che suonava Rock Progressive con successo, credete che oggi ci possono essere i presupposti per un ritorno a quei livelli?
Secondo me, e lo dico con rammarico, quella stagione rimane irripetibile, anche per le differenti condizioni politiche, sociali e culturali.

Avete attività live?
Purtroppo suoniamo molto di rado dal vivo per i problemi che ti dicevo sopra. Comunque, per una musica come la nostra, la giusta dimensione sarebbe quella teatrale. Coltiviamo da sempre l’idea di affittarci un teatro e di organizzarci un concerto ad invito da soli. Se un giorno ci riusciremo, sarete invitati.

Se vi è accaduto,raccontateci un aneddoto imbarazzante o simpatico che sia.
A proposito di attività live… L’ultimo concerto che dovevamo tenere in una birreria di S. Lorenzo è saltato perché quelli del locale non si sono presentati ad aprirlo! Per cui, con le macchine ancora cariche di strumenti, abbiamo dovuto telefonare a tutte le persone invitate per avvertirle di non venire. Questo basta, più di ogni altra considerazione che sembrerebbe di parte, per farti capire come diavolo siano gestiti i locali a Roma…

Quali strade pensate di percorrere in futuro, cambierete di molto il vostro sound o credete che tutto debba nascere spontaneamente?
Secondo me la spontaneità nella creazione artistica è tutto; essere spontanei per noi significa comporre e suonare la musica che più ci piace e ci diverte, senza scendere ad inutili ed imbrobabili compromessi commerciali.

Ditemi un disco, un libro ed un film che portereste con voi per sempre.
Gianluca: Close to the Edge, La Divina Commedia, Star Wars.
Davide: Selling England by the Pound, Il ritratto di Dorian Gray, Gothic.
Guglielmo: Foxtrot, Il Signore degli Anelli, Edward mani di forbice..

Ho sentito molte tastiere nei vostri lavori e devo dire che Gianluca De Rossi è proprio bravo e per questo che vorrei porgli una domanda: tu suoni nel disco minimoog, Korg M1 & Roland U-220 ed altro, credi che oggi come oggi l’ ingombrante Hammond e soprattutto il Mellotron siano strumenti superati dalla moderna tecnologia?
Ti ringrazio per l’apprezzamento! Ti dico la verità, se fosse per me, suonerei con tutta la strumentazione vintage possibile, dall’Hammond al Mellotron, dal Clavinet al Fender Rhodes, perché niente suona meglio di questi strumenti. Purtroppo però, per ragioni di spazio, trasporto e denaro, mi sono dovuto accontentare di buoni simulatori, tranne per il Minimoog che è originale del ’73.

Noi di Rock Impressions vi ringraziamo per l’intervista e lasciamo concludere a voi come volete questa piacevole chiacchierata:
Vi ringrazio molto per lo spazio che ci avete concesso e per tutto il vostro apprezzamento.
E’ anche grazie a voi che il genere che amiamo avrà ancora molto da dire in futuro.
Lunga vita al Progressive!


Recensioni: Ogni Pensiero Vola; Outside Nowhere; Posidonian Fields; Strigma

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