Fra i nomi della scena prog italiana degli anni settanta i Museo Rosembach
occupano un posto di primo piano e ritrovare oggi il loro storico
cantante Stefano “Lupo” Galifi in questa nuova formazione
è una notizia che accogliamo con particolare entusiasmo. Il
Tempio Delle Clessidre però è una vera e propria band
composta da cinque elementi, oltre a Galifi ci sono i giovani Elisa
Montaldo alle tastiere, Giulio Canepa alle chitarre, Fabio Gremo al
basso e Paolo Tixi alla batteria, una formazione che si è già
espressa dal vivo riscuotendo ottimi consensi.
Questo titolo rappresenta il debutto discografico della band e presenta
dieci brani tutti legati alla migliore tradizione prog. Si attacca
con le atmosfere oscure di “Verso l’Alba”, l’impressione
creata dalle tastiere e dalle chitarre è proprio quella di
passare dal buio alla luce, una metafora che ci introduce subito in
un ottimo mood. “Insolita Parte di Me” parte nervosa,
con continui cambi di tempo, il risveglio è brusco, si passa
dai sogni alla realtà, ci sono i King Crimson, i VDGG, i Genesis
che fanno capolino, ma come entra il cantato le atmosfere si fanno
poetiche, sia per i testi ispirati, sia per le scelte armoniche che
pescano nella migliore tradizione italiana, con PFM, Banco, Le Orme
e ovviamente Museo Rosenbach, la band c’è e si sente,
l’unione delle influenze citate si concretizza in un sound che
è debitore, ma senza perdere una propria originalità.
Il brano seguente “Boccadasse” è più sinfonico,
molto buona la tecnica. Poesia e attitudine rock si sposano in titoli
molto riusciti come “La Stanza Nascosta”, dimostrando
la buona maturità di questa band. Molto tenebrosa è
“Danza Esoterica di Datura”, del resto con un titolo così…
il brano è davvero riuscito, le tastiere di Elisa creano delle
atmosfere molto convincenti, poi quando il brano diventa più
elettrico aumentano i brividi. “Faldistorum” spinge ancora
più a fondo nelle tenebre, rispettando la tradizione della
label di proporre titoli spesso molto oscuri. Se proprio vogliamo
cercare un pelo nell’uovo, ci sono momenti che funzionano meno
bene, come “L’Attesa”, ma siamo verso la fine del
cd e ci può stare, non che il brano sia brutto, anzi, solo
che i brani precedenti erano meglio. Recupera subito la suite conclusiva
“Il Centro Sottile”, che presenta ancora grande lirismo.
Chiude la bonus track “Antidoto Mentale”, meno oscura
del resto dell’album e per questo alleggerisce un po’
la tensione in modo molto positivo.
Ecco un disco prog fatto con i piedi saldamente piantati nella tradizione
e occhi e cuore lanciati verso il futuro, che ci auguriamo ricco di
soddisfazioni. Gli amanti del genere andranno a nozze con questo titolo,
che è dedicato a tutti quelli che in questi anni hanno coltivato
l’amore per un genere musicale intramontabile. GB
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