I
Ten di Gary Huges sono una band di Hard Rock melodico che ha scritto
pagine importanti nella storia del genere. Chi ama i Whitesnake e
sonorità affini sanno bene cosa intendo dire, il gruppo in
esame ha dalla propria una classe innata ed un gusto per gli arrangiamenti
che li rende assolutamente unici. In verità nelle ultime realizzazioni
hanno perso un poco di verve compositiva, adagiandosi troppo su soluzioni
sfruttate e questo “Return To Evermore” per loro dovrebbe
essere il disco della ripresa. Il risultato finale è buono,
ma non abbastanza da raggiungere tale scopo.
Le atmosfere sono spaziose ed intriganti, sin dall’iniziale
“Apparition” e bene si articolano anche nella successiva
“Dreamtime”, ma qualcosa sembra non scorrere a dovere.
Il resoconto è davvero strambo, i brani presi uno ad uno sono
gradevoli, anche se inflazionati, ma messi nell’insieme a lungo
andare risultano essere leggermente ripetitivi. Questa mia considerazione,
lungi dall’essere una stroncatura, anzi, ce ne fossero di dischi
come questo, è pesante ma da chi ha scritto “Babylon”,
“The Name Of The Rose” e “Spellbound” è
lecito attendersi egoisticamente di più.
Ottimi assolo di chitarra si aggirano fra i solchi, c’è
gioia, dolore, amore, sofferenza ed epicità, per un risultato
complessivo sopra la media. “Evermore” è uno spasso,
“Sail Away” tocca l’intimo e così via, fino
giungere alla conclusiva “Tearing My Heart Out”. Ma manca
la zampata del leone, quella che speriamo di subire dai Ten al più
presto, perché c’è bisogno della loro musica come
il pane.
Per ora godiamoci questo disco in attesa di momenti migliori, resta
comunque il fatto che il fans del gruppo ha nelle proprie mani un
cd ovviamente imperdibile. MS
Altre recensioni: The Essential Collection;
The Twilight Chronicles
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