STEVE
THORNE - Emotional Creatures Part Two Giant Distribuzione italiana: Audioglobe Genere: Prog Support: CD - 2007 |
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Ecco
un artista che ritrovo con grande piacere, nella precedente recensione
sottolineavo come sia ancora possibile trovare oggi in terra inglese
degli artisti che fanno ottimo prog, mentre solo qualche anno fa sembravano
scomparsi del tutto, poi navigando in internet ne ho trovati davvero
tanti e tutti con una discreta personalità, che spero di poterveli
presentare prima o poi. Steve è uno di questi giovani (discograficamente
parlando) artisti, con un discreto curriculum alle spalle. |
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Emotional Creatures prosegue il suo cammino, giunge a noi a tre anni dal suo predecessore part one. Steve Thorne è sempre lui, sognante, delicato, raffinato con tutti i suoi pregi e difetti. Anche in questo caso il Progressive Rock propostoci è quello più diretto e melodico, distante anni luce da sperimentazioni di sorta, tantomeno da cambi di tempo e fughe. Molti di voi avranno già storto il naso ed avranno abbandonato la recensione, male, perché il nostro artista sa come andare a bersaglio. I brani sono semplici ma tutti supportati da una melodia avvincente, proprio come le belle song che gruppi passati (ma ancora presenti) come IQ e tanti altri del New prog ci hanno insegnato. Non a caso al suo fianco ritroviamo artisti di caratura internazionale, come Nick D’Virgilio e Dave Meros (Spock’s Beard), Tony Levin (King Crimson), Geoff Downes (Yes), Pete Trewavas (Marillion), Gavin Harrison (Porcupine Tree), John Mitchell (Arena) e Martin Orford (IQ), questo tanto per inquadrare il valore del prodotto. La carta vincente si cela sotto la grazia e la struttura del suono, il songwriting è buono anche se in alcuni frangenti il nostro Thorne sembra ripetere troppo “certi” clichè. Questo genere di musica nasce per riempire la mente ed il cuore, ci racconta favole fantastiche, per questo gli interventi Folk sono ben accetti. Le emozioni più grandi si raggiungono nei crescendo strumentali, ecco allora sottolineare brani come “Crossfire” o la stupenda finale “Sandheads”, come non potrebbe essere altrimenti con una squadra di musicisti come quella a sua disposizione… Non sempre dunque bisogna necessariamente godere del genere quando si getta a capofitto in tortuosi e labirintici intrecci strumentali, la tecnica se messa a disposizione della melodia, riesce a dare frutti a volte inaspettati e dolcissimi. Complimenti a questo artista che già avevamo precedentemente annotato sul nostro taccuino di Rock Impressions, a dimostrazione che la classe non è acqua e chi vuole prendere questo disco, di sicuro non si pentirà della spesa. MS |