La
Magna Carta ha dato vita a questo nuovo progetto dedicato al mondo,
spesso sotterraneo, dei batteristi. Questo CD, infatti, contiene le
ambizioni e il talento di un manipolo di agguerriti drummers, alcuni
leoni del passato e alcune giovani leve che mettono in mostra il loro
amore per uno strumento spesso poco capito, ma di cui nessuno nega
l'importanza.
Ovviamente questo disco corre il grosso rischio di diventare oggetto
di desiderio per soli "tecnici", ovvero i famigerati drummers,
ma proprio per questo motivo non voglio fare una recensione che sia
dedicata a loro.
Il primo nome della lista è quello di Terry Bozzio, un musicista
che pochi non conoscono, il suo brano apre il CD proponendo una ricerca
musicale d'avanguardia, i suoni di batteria "tradizionali"
sono mescolati con loops, elettronica e synth e sebbene io non sia
un fan dell'elettronica non posso non riconoscere che Terry ha fatto
davvero un gran lavoro. Il secondo nome non è da meno, si tratta
di Bill Bruford che ripesca "Beelzebub" dal suo primo disco
solista e la riarrangia, un brano di fusion abbastanza classico e,
manco a dirlo, ottimamente suonato. Steve Smith si presenta col percussionista
Zakir Hussain e i due duettano su una base a metà strada fra
la fusion e la musica indiana con tanto di Sitar, la soluzione è
quanto mai affascinante e le tablas di Zakir fanno scintille. Anche
Chad Wakerman sceglie la fusion, dandone un'interpretazione più
rock dei predecessori. Stanton Moore si fa accompagnare da un'intera
sezione di fiati e da un hammond micidiale, anche se il suo drumming
ultratecnico risulta un po' soverchiante. Simon Phillips presenta
un brano di rock molto dinamico, mentre Josh Freese si esibisce in
un hard rock moderno. Rod Morgenstein accompagnato da Jordan Rudess
propone un ottimo prog memore dei Dixie Dregs. Tim Alexander insieme
a Brain paga un tributo a Zappa con l'oscura e decisamente interessante
"Shut Up and Play Yer Drums". Marco Minnemann nel suo brano
si diverte a scomporre i tempi in geometrie difficili da seguire.
Chiude il duetto fra Stephen Perkins e Brooks Wakerman, l'unico "vero"
solo di batteria del CD, da paura!
Questo disco può essere letale per un batterista in erba, oppure
folgorante, comunque deve essere di stimolo. Per gli altri si tratta
di materia di indubbio interesse, ma da prendere con le dovute precauzioni,
un'ottimo spaccato di quanto può essere espressiva la batteria.
GB
Altre recensioni: Drum Nation 2; Drum
Nation 3
|