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            cinque fricchettoni (fieri di esserlo!) sono riusciti nell'impresa 
            di pubblicare un disco che, pur essendo nostalgicamente ancorato ad 
            atmosfere marcatamente vintage, suona incredibilmente attuale. Parrebbe 
            paradossale, tale affemazione, in realtà non lo è affatto, 
            e questo è indubbiamente merito della grande passione e della 
            caparbia applicazione che infondono nella loro arte.
 Un ensemble che dimostra incredibile coesione: il vocalist J.C. è 
            dotato di un timbro caldo ed avvolgente, le tastiere di di Paolo Apollo 
            Negri svolgono un compito fondamentale nell'economia sonora del gruppo, 
            donandole corposità ed amalgama, le ispirate chitarre di Lucio 
            Calegari elevano a seconda delle necessità imposte dalla scrittura 
            d'ogni singola traccia muri di riff a volte grassi e rotondi altre 
            spigolosi e gravidi d'epica tensione, altre ancora tratteggiano delicati 
            acquerelli acustici. Sugli scudi la squadrata sezione ritmica fornita 
            dalla coppia Andrea Concarotti ed Enrico Garilli, i veri motori del 
            combo.
 
 In "From the purple skies" troverete hard progressive di 
            finissima fattura, stralunate divagazioni psych dominate da un indomito 
            hammond, tetre ambientazioni dark, il tutto sempre e doverosamente 
            devoto alla imprescindibile lezione impartita dai seventies più 
            fumosi ed underground. Ci si imbatte così in granitiche dichiarazioni 
            di fede settantiana quali "The elephant stone" o l'oscura 
            "Queen of violet", nella cosmica "Space child" 
            o nella massiccia "Across the sunrise". Due le cover presenti, 
            una plumbea ed ossianica "Forever my Queen" che Bobby Liebling 
            adorerà di certo, ed una canonica "Gypsy" griffata 
            Box/Hensley. Chiude la lunga e stravolta "Return to Uranus" 
            di quasi venti minuti (sul presente disco, a piacere nei live!) che 
            certo dal vivo consente al gruppo di lanciarsi in infinite digressioni, 
            in ossequio ad un cristallino spirito free, dotata di una porzione 
            strumentale letteralmente sbalorditiva tale è il rilucente 
            gusto esecutivo che evidenzia. La nostra Terra, la nostra civiltà 
            vista attraverso gli occhi di un Uraniano (!) che ben presto decide 
            di far ritorno al proprio pianeta (!!).
 
 Eccoli, i Wicked Minds, cinque dannati, dannatissimi fricchettoni 
            che non si arrendono alle mode, questa è la loro opera. Come 
            sono belli, i cieli striati di porpora! P.S.: grande l'artwork! AM
 
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