Nel
’98 esce il suo primo solista Workshop, recentemente ristampato
sempre dalla Lion, ha fatto parte degli Arabesque e nel suo chitarrismo
sono facilmente riconoscibili gli influssi di Vai, Holdsworth e Steve
Morse, questo il biglietto da visita in breve di Wolters Joop, un
nuovo axe hero con una grande personalità che sta emergendo
in modo sempre più nitido.
Per la verità non mi sembra che il buon Joop stravolga le regole
del gioco, almeno non ancora, ma offre una prestazione di grande impatto
tecnico ed emotivo in questo monumentale disco strumentale.
Al suo fianco troviamo i batteristi Nathan Wouw (Lemur Voice), Patrick
Eijdems (SuperGroover) e Daniel Flores (Xsaviour, Mind's Eye), mentre
alle tastiere siedono Vivien Lalu (Shadrane, LaLu, Hubi Meisel), Alex
Argento e Mike Roelofs (Mike Roelofs Trio, Downsouth), Joop ovviamente
fa tutto il resto.
La musica parte dal metal per abbracciare molti altri territori, in
particolare fusion, ma i brani sono piacevolmente vari e ben congegnati,
inoltre il riffing di Wolters è fresco e interessante. Come
solista non c’è niente da dire, ma non è eccessivamente
autocelebrativo, quel tanto che basta per soddisfare il suo ego di
axe man e si sa che i virtuosi ne hanno sempre molto…
In definitiva penso di avervi dato tutte le coordinate su cui si muovono
i sedici brani che compongono questo ennesimo disco per fanatici di
chitarra. Joop è bravo e merita un po’ d’attenzione.
GB
Altre recensioni: Workshop
|