Nuova sensazione prog dal Sud America, un paese che con gli anni si
è dimostrato una vera miniera di formazioni interessanti. Da
notare che quasi sempre è stata proprio la francese Musea a
proporci i gruppi di questa particolare zona geografica. Così
non sorprende il trovarsi fra le mani questo piccolo gioiello new
prog.
Qualcosa dei Genesis e dei Marillion, con delle belle ritmiche e un
ottimo organico.
Si attacca con la suite “The Wharf That Holds His Vessel”
e si viene calati subito in un mondo fantastico, le ritmiche complesse
mostrano subito le buone potenzialità del gruppo, ma anche
l’amore incondizionato per un genere che è già
stato molto approfondito, davvero poche le sorprese. Delicatissima
è “Uncertain Lights” e si respirano atmosfere d’altri
tempi, molto bella davvero coi suoi arpeggi di chitarra e le linee
vocali sempre piacevoli. Più complessa e articolata è
“Clouds Motion”, un brano che non colpisce al primo ascolto
e richiete ripetuti passaggi per essere digerito, solo allora rivela
il suo potenziale. Meno complessa, ma comunque interessante è
“The Rise of the White Sun”, ancora classico new prog
con tutti le componenti tipiche del genere, melodie ariose e ottime
linee vocali, con il brano che cambia spesso d’atmosfera. “The
Shrill Voice” è il mio episodio preferito dell’album,
un brano nervoso con dei tempi complessi e molto gusto nelle melodie.
In tono minore è “The Scare Light Birth” che lascia
il posto alla conclusiva seconda suite dell’album “Grey”,
il vero pezzo forte, un contenitore che rivela continue magie musicali.
Il sound di questa band non è certo originale, ma fanno dell’ottima
musica che non mancherà di piacere agli amanti del genere,
da evitare invece per chi cerca sensazioni nuove. GB
Altre recensioni: In Sudden Walks; 4:45
AM; Hawaii
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