Abbiamo fra le mani il secondo album dei cileani Aisles, che ci avevano
colpito col loro primo album uscito qualche anno fa. Il debutto era
costruito su un buon new prog di scuola Genesis e primi Marillion,
questo secondo album ci mostra una band molto cresciuta, autrice di
un tessuto musicale decisamente più personale e maturo. I riferimenti
ai grandi gruppi citati non mancano, ma sono più stemperati
e meno diretti, con l’aggiunta anche di elementi di art rock.
Le sei composizioni proposte in questo nuovo album sono mediamente
lunghe, ben quattro sono superiori ai dieci minuti, ma questo è
solo un dettaglio.
Il brano di apertura è “Mariachi”, un prog puro
e cristallino, classico e moderno al tempo stesso, suonato in modo
superbo e ben prodotto. Il cantato in spagnolo suona un po’
strano, ma le parti musicali sono davvero notevoli. La parte finale
però è un po’ prolissa, ma il giudizio complessivo
è comunque buono. Molto più esuberante e piacevole è
la seguente “Revolution of Light”, che ha delle linee
melodiche molto accattivanti e riuscite, che sembrano quasi radiofoniche,
ma la struttura ritmica del brano è decisamente prog. “Summer
Fall” è poetica e un po’ meno incisiva dei due
brani precedenti e richiede più ascolti per essere assimilata,
ma non è così male. “The Maiden” introduce
anche delle ritmiche tipicamente sudamericane, è un brano solare
che conferma la vena creativa di questi musicisti, infatti non c’è
un brano uguale all’altro e tutti sono ben costruiti, il finale
è pieno di brio. “Smile of Tears” è un brano
atmosferico, che rimanda a certi Pink Floyd, sicuramente il momento
più riflessivo e intimista del disco. “Hawaii”
è il brano più lungo e complesso del disco, ci sono
delle parti jazzate e le atmosfere sono oniriche, sognanti, dopo i
colpi di brio precedenti questo pezzo fatica un po’ ad entrare,
ma ci sono dei crescendo da gustare.
Gli Aisles sono una band interessante, che potrebbe essere penalizzata
dalla provenienza, ma che merita attenzione. Il loro disco si rivolge
prettamente ad un pubblico prog, ma chi sa che in patria non possano
trovare un audience più varia, poi il futuro è ancora
tutto da scrivere. Non sottovalutate il prog sudamericano. GB
Altre recensioni: The Yearning; 4:45
AM; Hawaii
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