Rock Impressions

Aisles - 4:45 AM AISLES - 4:45 AM
Presagio
Distribuzione italiana: no
Genere: Prog
Support: CD - 2013


Tornano i cileni Aisles col terzo album in otto anni e con una decade di vita sulle spalle, il sestetto si è conquistato nel tempo credibilità e attenzione grazie ad un prog fresco e vitale, che nel tempo è maturato ed è interessante prendere in esame questo nuovo sforzo creativo per misurare la capacità di questa band di rinnovarsi. Il nuovo disco esce a distanza di quattro anni dal precedente, un tempo lungo, che dovrebbe aver portato dei naturali cambiamenti, andiamo quindi ad ascoltare.

Come struttura il nuovo disco appare subito diverso dai due precedenti, i brani sono mediamente più corti del precedente e ci sono quattro brani strumentali, mentre in passato non ne avevamo. Apre la title track, che offre sonorità attuali rette da un incedere incalzante, la melodia è abbastanza originale e molto piacevole, buone le ritmiche. Discorso diverso invece per la seguente “Gallarda Yarura”, primo brano strumentale, che appare come un caleidoscopio di sonorità, molto più ricco di quanto la breve durata possa far intuire, in quattro minuti mescola world music, fusion e prog, con momenti intriganti. “Shallow and Daft” ricorda molto certo pop inglese post anni ’80, possiamo pensare anche ai Genesis di Phil Collins, la melodia è piacevole, ma è sicuramente un brano un po’ troppo easy per i palati più ricercati. Altra metamorfosi con “Back My Strength”, che ci riporta ad un prog più settantiano e rock, comunque non banale o scontato e il risultato è apprezzabile. “The Sacrifice” è delicata e poetica, giocata su un piacevole arpeggio di chitarra, un pezzo che sa coniugare semplicità e bellezza. “The Ship” è poco più di un intermezzo. “Intermission” è una traccia sperimentale, tra fusion e psichedelia, ma non è molto convincente. Meglio il tentativo di mescolare prog e world music di “Sorrow”. “Hero” è puro prog, con qualche tinteggiatura di jazz e di neo classica a colorire un po’. Il viaggio termina con “Melancholia”, il pezzo più lungo e strutturato del disco, un prog post moderno che nella prima metà appare un po’ troppo lento e dispersivo, mentre si riscatta nella seconda metà.

Dal debutto del 2005 ad oggi la band ne ha fatta di strada, il sound è diventato sempre più personale e ricercato, anche se manca un brano che catturi veramente. Il disco è bello e soprattutto è molto vario, non ci sono due brani che si assomigliano, però serve un guizzo in più per coinvolgere l’ascoltatore e convincerlo fino in fondo. GB

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Ritornano all’attenzione dei Prog fans i cileni Aisles a quattro anni di distanza da “In Sudden Walks”. Si formano nel 2001 grazie ad un idea dei fratelli Vergara, Germàn (chitarra) e Luis (tastiere). Sembra già molto lontano l’esordio datato 2005 di “The Yearning”, oggi “4.45 am” è il terzo lavoro in studio e con esso proseguono il cammino intrapreso nel filone New Prog fra Marillion e Genesis. Ad oggi la band viene completata da Felipe Candia (batteria), Sebastian Vergara (voce, tastiere), Daniel Baird-Kerr (basso), Rodrigo Sepulveda (chitarre e cori) e Alejandro Melendez (tastiere e synth).

“4:45 am” si presenta molto bene, con l’artwork curato e descrittivo nei disegni di Omar Galindo e nei testi annessi. La qualità sonora è più che sufficiente, considerando anche la complessità degli equilibri strumentali, dettati da numerose varianti. Questo a causa di variegate strumentazioni, ed all’ausilio di special guest come i String Quintet ed i loro archi, Nelson Arrigada al contrabbasso e costanza Maulen alla voce. Addirittura nel corso dell’ascolto ci si imbatte in elettronica e nel sound caldo e giocoso del classico stile latino.

Avrete capito dunque che “4:45 am” è davvero ricco di sonorità, così è, non c’è tempo di soffermarsi su uno stile predefinito, l’ascolto scorre velocemente grazie anche alla brevità dei brani proposti, in controtendenza agli stilemi del genere. Non suite, ma brani di media durata calcolabili in cinque minuti, esclusa la conclusiva mini suite “Melancholia”.

E’ ancora presente l’impronta New Prog rivolta ai Marillion, resta il fatto che gli Aisles hanno una propria peculiarità, una su tutte l’amore per le buone melodie. La title track che apre il disco è proprio il sunto di questo genere che vuole a tutti i costi dimostrare di non essere scalfito dal tempo. Buona la sezione ritmica. Chitarra alla Steve Hackett nella canzone “Gallarda Yarura”, strumentale che dimostra come si possa fare musica colta senza struggere l’ascoltatore con inutili tecnicismi. La tecnica è alta ma non invasiva, per lasciare spazio alle giuste soluzioni melodiche qui dallo stampo prettamente latino. Pur nella brevità delle canzoni, i cambi di tempo sono presenti. Il sound si concilia con la New Wave degli anni ’80 in “Shallow And Daft”, grazie anche a sonorità più elettroniche. Il brano vene anche annunciato in lingua italiana da “Radio DJ” come carica mattutina, ed un buon cappuccino. Ma si ritorna nel Prog con “Back My Strenght”, una semi ballata classica per i teneri d’ animo. Una chitarra acustica apre “The Sacrifice”, alto momento emotivo e la semi ballata diventa ballata a tutti gli effetti. Torna l’elettronica ricca di effetti nella strumentale “Intermission”, mentre “Sorrow” è uno dei momenti più alti del disco, fra classe, tecnica e melodia. I colpi migliori gli Aisles se li lasciano al termine, nell’ennesimo pezzo strumentale questa volta intitolato “Hero” e nella mini suite conclusiva “Melancholia”.

Quando ci deliziano con gli arpeggi, si toccano veramente alti vette, la sensibilità degli Aisles è davvero una carta che sanno giocare e che non lascia indifferenti.
“4.45 am” è un disco che ha tutto quello che può piacere ad una vastità differente di ascoltatori, fruibile e scorrevole, grazie all’ampiezza di idee e sonorità. Non sarà semplice togliersi dalla mente alcuni fraseggi e soprattutto l’ultimo brano, vero e proprio esempio di New Prog.

Non ho scovato particolari difetti, mi sono solamente lasciato andare nell’ascolto, magari con qualche sospiro di nostalgia per quel suono che a volte mi ricorda gli anni ’80 del Prog, quando lo stesso rialza la testa. MS

Altre recensioni: The Yearning; In Sudden Walks; Hawaii

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