Rock Impressions

Arab in Aspic - Pictures in a Dream ARABS IN ASPIC - Pictures in a Dream
Black Widow Records
Distribuzione italiana: Masterpiece
Genere: Prog
Support: CD - 2013


Ecco il quarto album dei norvegesi Arabs in Aspic, nome piuttosto bizzarro per una band dedita ad un hard prog molto psichedelico. Il gruppo si rifà senza troppi indugi agli anni ’70 e se qualcuno crede che oggi non ci siano più gruppi capaci di suonare come in quegli anni magici si deve ricredere di fronte ad artisti come questi, ora si potrebbe argomentare sull’utilità di riproporre un sound obsoleto e così dannatamente retrò, ma sarebbe come dire che uno non può suonare blues o jazz, o musica classica, ovvero capite bene che è una sciocchezza, la cosa importante è che una band esprima personalità, oggi siamo pieni di band moderne e post moderne che sono assolutamente prive di personalità, con chitarre che suonano tutte nello stesso identico modo, tutta la mia stima a chi riesce a produrre un sound, anche vintage, ma che suoni autentico e animato da vera passione come questi ragazzi norvegesi.

Il disco è aperto da un brano diviso in due parti, la prima è dominata da un giro mellifluo di chitarra e da un cantato sognante, un’apertura coraggiosa che ci cala subito in un clima onirico e intrigante, poi la seconda parte (che è la title track) diventa molto psichedelica e chi conosce bene la discografia del periodo che va dal ’68 al ’73 troverà tanti riferimenti cari alla memoria. “Let Us Prey” ha un inizio molto dardeggiante, poi tutto si stempera nuovamente in una psichedelica sognante, per tornare all’hard prog con venature space, una varietà di situazioni molto intrigante, gran finale visionario. Anche “You Are Blind” gioca ad alternare parti decisamente hard a un prog psichedelico di buona fattura, con prevalenza del primo e di una serie di passaggi oscuri dove sembra di ascoltare una simulazione del theremin. Molto evocativa anche “Felix”, che continua il discorso, mentre invece “Hard to Find” è costruita su un giro molto nervoso di chitarra retto da un tappeto di organo vagamente alla Deep Purple. “Difference in Time” invece è un hard rock deciso, inizialmente sembra evocare gli Zeppelin, ma poi l’hammond richiama ancora i Purple. Si torna al prog più classico con la seguente traccia. Altra bella cavalcata l’ottava traccia, sempre felicemente in bilico tra hard visionario e ottimo prog, con la band che si addentra nei meandri del dark prog e lo fa sempre con grande forza espressiva, anche se nella parte centrale il pezzo è molto più lirico di quello che ci si sarebbe attesi. “Prevail to Fail” è un intermezzo poetico solare, che precede la chiusura della versione acustica della title track, sempre molto solare.

Penso che vi siate fatti un’idea, poi se preferite ascoltare solo strettamente le band degli anni di cui abbiamo parlato siete liberi di farlo, ma sappiate che gli Arabs in Aspic sono un gruppo veramente capace di ricreare sound e atmosfere di quel periodo magico, un periodo musicale che merita di essere rivissuto e celebrato, ed è molto bello trovare che ci sono ancora artisti che si fanno influenzare tanto da queste sonorità. GB

Altre recensioni: Progeria; Far Out in Aradabia; Strange Frame of
Mind; Victim of Father’s Agony; Syndenes Magi

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