La storia di questa band è abbastanza articolata, hanno quasi
vent’anni di vita, anche se per diversi tempo sembravano essersi
sciolti. Poi nel 2006 sono tornati con una formazione rinnovata, ma
pare abbiano trovato la giusta determinazione solo dopo aver firmato
per la Black Widow. Questo è il terzo album che esce per la
casa genovese in un crescendo di consensi e di interesse di critica
e pubblico. Partiti sulle orme dei Black Sabbath e del hard prog settantiano,
hanno via via arricchito il loro sound di varie sfumature, fino a
creare un mix personale di influenze, all’insegna di un dark
prog molto efficace.
Il disco è aperto da una bella canzone ariosa, “You Can
Prove Them Wrong” ha una bella melodia portante, mentre le parti
strumentali sono da brividi, un intreccio hard prog di grande spessore,
che farà vibrare anche i cuori meno nostalgici. “Sad
Without You” ha un’aria quasi scanzonata, vagamente beatlesiana,
si discosta dal sound tormentato del brano di apertura, ma in qualche
modo lo completa. Ma ecco che “One” ci riporta in un territorio
arroventato da incursioni verticali di hammond e da partiture romanticamente
dark. La breve “The Turk and the Italian Restaurant” è
una piccola digressione in territorio ai limiti della fusion, con
un riff stoppato che mette voglia di muoversi. “God Requires
Insanity” è uno dei pezzi più convincenti, il
suo mood settantiano è superlativo, il senso di mistero unito
a delle linee vocali azzeccate ne fanno un brano davvero riuscito.
La breve “Tv 3” è un’altra parentesi divertente,
con un andamento ondeggiante che trasmette allegria, il gruppo ha
molte facce, distanti eppure perfettamente in sintonia tra loro. “Flight
of the Halibut” potrebbe sorprendere, perché è
uno strumentale piuttosto ardito. Un’altra breve parentesi acustica
dal sapore folk precede la title track che chiude il disco. “Victim
of Father’s Agony”, uno degli episodi più propriamente
prog di tutto il disco, con alcune incursioni anche nel jazz e ancora
una volta i brividi non mancano.
Non deve essere facile mantenersi su questi livelli, ma sembra che
questi musicisti ci riescano con disinvoltura e sono sempre più
bravi. GB
Altre recensioni: Progeria; Far
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Magi
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