Per il quarto album le Artesia tornano ad essere un duo e la violinista
Gaelle riprende il suo posto a fianco di Agathe, le coadiuva come
ospite Jean Charles Wintrebert al violoncello per le orchestrazioni
e il missaggio. Lo stile però resta inalterato e ritroviamo
questo fascinoso mix di gothica e neo classica con heavenly voices,
che ha caratterizzato anche i tre lavori precedenti, ma la resa complessiva
è più matura.
Si parte con “A L’Ombre des Grandes Forets” che
è simile ad una marcia molto solenne, che termina con un crescendo
epico, le leggende di Broceliande sono ancora una fonte di ispirazione
molto forte per queste musiciste. La track che da il titolo all’album
ricalca le sonorità tipiche del duo, come sempre troviamo una
grande eleganza, ma anche un senso di glaciale bellezza. Molto simile
è la malinconica “Aerial” e ancora più lenta
e sognante è “The Summit of the Tree”, che risveglia
in me le critiche espresse nelle precedenti recensioni. Finalmente
arriva la ritmata “Lying on the Grey Foam” a risvegliare
la mia attenzione, che si era un po’ assopita, ma il vero primo
brano che mi cattura è “The Gaels”, che è
il rifacimento di una canzone tradizionale, melodie celtiche, davvero
molto belle e rese bene dal duo. “In My Dreary Thoughts”
riprende l’estetica dei primi brani, ma qualcosa è cambiato
e il risultato complessivo è più convincente, c’è
più ritmo, più coinvolgimento. “Quiet They Are
Now” fa un passo indietro e ritorna un certo sopore. Si finisce
con “Tristesse”, che non brilla certo per vitalità
e riporta alcune ombre su questo nuovo lavoro.
Rispetto al passato ci sono motivi di rinnovato interesse nella proposta
delle Artesia, ma nel complesso restano ancora dei dubbi per certe
scelte che continuano a sembrarmi più estetiche che artistiche.
GB
Altre recensioni: Hilvern; Chants
d'Automne; Llydaw
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