Ormai i dischi di questo chitarrista tedesco non si contano più,
questo è il tredicesimo in studio, una carriera di tutto rispetto,
che ha macinato tappe con granitica determinazione, tutta germanica.
A dire il vero il nostro si è adagiato su un metal vagamente
melodico ed epico, di derivazione chiaramente Rainbowiana, che il
nostro ha approfondito, fino ad esplorarne i meandri più remoti,
ma trovando sempre e comunque qualcosa da dire, ancora una volta.
Non sfugge a questa “regola” il presente “The Crest”,
realizzato in compagnia del fido singer Johnny Gioeli, che ha un’ugola
semplicemente perfetta per questo genere, roca e potente, poi c’è
quel pazzo di Mike Terrana a maltrattare la batteria, niente da eccepire…,
al basso e alle tastiere rispettivamente ci sono Volker Kravczak e
Ferdy Doernberg, una band capace di supportare le sfuriate metalliche
di Axel con la giusta dovizia.
I dieci brani che compongono questa nuova fatica di Axel quindi sono
nel segno del metal più classico e tradizionale, dopo un intro
scontato parte “Too Late”, talmente prevedibile, che solo
i fans più sfegatati ne possono apprezzare il valore, la band
comunque suona in modo impeccabile. “Devil Zone” parte
con un arpeggio acustico dal sapore medievale, poi si scatena il solito
rifferama. Bello l’assolo di chitarra. Più melodica è
“Prisoner of Love”, del resto con un titolo così,
ma è comunque un brano metal. Possente il mid tempo di “Dreaming
Dead”, Terrana si sfoga, molto pathos nell’assolo centrale.
La ballatona arriva puntuale con un titolo che è tutto un programma…
“Glory Night”, sembra un inno in preparazione del mondiale.
Non ci sono davvero sorprese e tutto l’album risponde ad un
copione già scritto e sentito.
In certi casi essere tradizionalisti paga e i fans quasi sempre non
si lamentano, ma almeno è un disco fatto come si deve e chi
cerca questo tipo di musica sa cosa aspettarsi, tutti gli altri sono
esclusi dalla festa metallica di Pell. GB
Altre recensioni: Knights Live; Mystica;
Diamonds Unlocked; Tales
of the Crown;
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