L’axeman teutonico festeggia quarant’anni di attività
discografica con questo ventiduesimo album, sono lontani i tempi degli
Steeler, ma lo spirito indomito e vagamente spavaldo di questo irriducibile
non ha perso un grammo della sua fierezza. Da sempre dedito ad un
heavy metal abbastanza classico ed epico, non è ancora pago
e in questo nuovo titolo infonde tutta la sua voglia di continuare
a rockare.
La band è la stessa da una decina di anni (circa venticinque
se si considera che è cambiato solo il batterista) e vede alla
voce l’ottimo Johnny Gioeli e alla batteria il rodato Bobby
Rondinelli, che ha sostituito Mike Terrana. Completano la formazione
alle tastiere Ferdy Doemberg e al basso Volker Krawczak. Un team affidabile,
che ha consentito una continuità invidiabile alle ambizioni
del chitarrista.
Risen Symbol è un disco nel segno della continuità,
mostra un roccioso heavy metal anthemico, a tratti epico, con grandi
cori e cavalcate inarrestabili e devo dire che chi ama questo genere
può andare sul sicuro con questo nuovo album. Come è
d’uso per Axel non manca una cover e questa volta ha omaggiato
i Led Zeppelin, con una versione metallica di Immigrant Song, che
francamente trovo sia l’unico punto debole del disco, mi è
sembrata un po’ fredda. Per il resto gli altri nove brani sono
una carrellata di solido metal di buona fattura. Non ci sono grandi
novità, ma da un artista con una carriera così lunga
e ricca basta che faccia bene quello che sa fare e in questo senso
questo disco non delude. Il rito dell’heavy senza compromessi
si rinnova ancora una volta.
Gli ARP sono una garanzia per tutti i metallari di ogni generazione,
un popolo tenace che non si arrende mai. GB
Altre recensioni: Knights Live; Mystica;
Diamonds Unlocked; Tales
of the Crown;
The Crest; Into
The Storm
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