INTERVISTA
CON BACCINI SOPHYA
di Giancarlo Bolther
Sophya ci ha sorpresi (non nel senso che non ce lo aspettavamo da
lei) un po' tutti col suo splendido album ed ora ci ha rilasciato
questa intervista bellissima, spero vi piacerà, è davvero
molto ricca.
Stai attraversando un periodo pieno di impegni e ricco di
soddisfazioni professionali, è cambiato qualcosa nella tua
vita o si è trattata di un’evoluzione naturale a cui
hai lavorato in tutti questi anni?
Dal punto di vista dell’impegno personale non è cambiato
molto perché io ho sempre lavorato moltissimo, sai che per
me la musica non è solo una passione, è anche la mia
professione. Da un po’ di tempo quello che faccio è un
po’ più in evidenza, grazie anche alle collaborazioni
illustri per così dire….e questo è quello che
è cambiato: lavoro sempre giorno e notte (e con il consueto
piacere di farlo, benedetta me..), ma stavolta se ne accorge un po’
di gente in più. Ne sono contenta, perché ho sempre
creduto nel lavoro duro, nelle conquiste ottenute passo passo grazie
alla preparazione, alla dedizione e alla passione. Ultimamente poi,
incredibilmente, c’è stato anche un pizzico di fortuna:
una volta tanto, ero al posto giusto nel momento giusto… però
c’ero, e mi ero procurata gli strumenti adatti per partecipare
al gioco… se ho un merito, è questo.
Puoi raccontarci come sono nate le tue recenti collaborazioni?
Quella con Lino Vairetti degli Osanna è “colpa”
di Vittorio Nocenzi del Banco, che qualche anno fa mi contattò
per un suo progetto multimediale e teatrale che poi purtroppo è
sfumato, ma fu lui che mi presentò a Lino quando andai a trovarlo
in occasione di un concerto. Da allora io e Lino siamo rimasti in
contatto, ci siamo sempre incrociati alle conventions, ai festival,
alle conferenze sul prog e sul rock in generale. Quando ho cominciato
le sessions di “Aradìa” mi è sembrata una
cosa naturale provare a chiedergli una partecipazione, senza contarci
troppo sinceramente, però lui con mia grande gioia ha risposto
di sì….questo mi ha dato una spinta enorme per continuare,
e da quel momento in poi…. “roll the ball” ! La
partecipazione di Lino ha “attratto” quella di Martin
Grice, flautista/sassofonista dei Delirium, ed io sono apparsa come
ospite sia nel disco degli Osanna, “Prog Family”, insieme
con musicisti del calibro di David Jackson dei Van Deer Graf Generator,
David Cross dei King Crimson, Gianni Leone, TM Stevens per citarne
alcuni, che in quello dei Delirium, “Il Nome del Vento”,
il primo di inediti di questa storica band italiana dopo trent’anni
o giù di lì.
In tutto questo che ruolo ha giocato la Black Widow, l’etichetta
con cui hai un sodalizio rodato?
La BW ha propiziato le reciproche collaborazioni con i Delirium,
che sono sotto contratto con loro da alcuni anni, e mi ha proposto
le voci di Ana Torres degli UTO e Nona Luna delle Iconae per un brano
letteralmente commissionato ma che ho scritto ben volentieri per le
nostre tre voci, dopo averle ascoltate! Massimo Gasperini, infatti,
è rimasto molto colpito dai provini del brano in coppia con
Lino, ed ha pensato così al flauto ed al sax di Martin per
altri due brani del mio album, “Aradìa”. Questo
ha dato origine tra l’altro ad una bellissima amicizia con Martin,
che non ha mai smesso da allora di incoraggiarmi, di spronarmi a scrivere
e a suonare il piano, aspetti dei quali non ero molto sicura….o
meglio, ero sicura ma non riuscivo a trovare la spinta giusta per
lanciarmi, per propormi…. le parole di Martin più di
una volta hanno fugato montagne di dubbi! Anche i brani con Martin
li ho scritti apposta e allora Massimo, accortosi del fatto che io
lavoravo bene su “ordinazione” (cosa che è stata
una sorpresa anche per me!) mi ha proposto anche Ana e Nona. Prima
doveva trattarsi di un interludio di due minuti, che ho realizzato
e spedito in dieci giorni. Lui lo ha sentito e ha detto – E’
molto bello, aggiungi almeno altri due minuti se no è un peccato
– e via a scrivere altri due minuti almeno, in maniera che non
sembrasse un’aggiunta azzeccata con lo scotch….dopodichè
ha voluto un altro brano con solo di violino e tappeto di mellotron,
e io già che c’ero ci ho aggiunto anche il clavicembalo
e il Moog modulare. Questo può darti solo una minima idea del
modo in cui ho passato gli ultimi due anni….c’è
stato un momento in cui veramente ho pensato – Questo disco
non uscirà mai -….poi devo dire che alla fine ascoltando
il risultato non avrei mai immaginato di realizzare qualcosa di così
compiuto e ricco. Può piacere o meno, questa è un’
altra storia, ma di sicuro non ci siamo risparmiati! Anche per la
grafica, a volte ci sono state telefonate chilometriche per decidere
solo il carattere dei testi, e tutto questo poi nell’album secondo
me si vede.. soprattutto, il pubblico che segue il prog queste cose
le nota, e ti fa venire voglia di curare i particolari.
Delle tante collaborazioni, ce n’è una che ti
ha gratificata di più?
Ogni volta che qualcuno pensava a me, ed ogni volta che qualcuno accettava
la mia richiesta di collaborazione, era una gratificazione enorme.
Non ho fatto particolari distinzioni di fama o notorietà dei
musicisti, se è questo il senso della domanda, piuttosto è
stato bellissimo notare il fatto che ogni volta ad un episodio ne
seguiva immediatamente un altro. Per farti qualche esempio, la collaborazione
con Lino e Martin ha generato la mia partecipazione nei loro dischi,
la collaborazione con i Wicked Minds ha generato quella nel disco
solo del loro chitarrista, Electric Swan. La partecipazione con i
Malaavia, dove suona anche il chitarrista degli 883, ha generato quella
nel disco dei Tilion, dove ci sono anche Lino ed Irvin Vairetti e
Clive Jones dei Black Widow, e via così….questo vuol
dire che ho seminato bene, che ho lasciato un buon ricordo sia come
artista che come persona….non c’è gratificazione
più grande, secondo me.
So che anche quest’anno hai molti progetti in cantiere,
cosa ci puoi anticipare?
Molti sono top secret per ora…comunque uscirà tra breve
un triplo della Musea dedicato al Purgatorio di Dante che mi vede
tra i 33 partecipanti, tanti quanti sono i canti appunto. E sono usciti
da poco tre dischi per me fondamentali: “Aradìa”,
appunto, “Prog Family” degli Osanna e “Il nome del
vento” dei Delirium. Sta per uscire un disco dei Wicked Minds
dedicato ai gruppi prog italiani degli anni 70, che vede la mia collaborazione
in due brani. Poi ci saranno alcuni concerti per promozionare“Aradìa”,
show cases, trasmissioni radiofoniche – due di queste sono già
on line su Rock City Nights e Il Re del Gancio - e televisive, e ospitate
in concerti dei Delirium e degli Osanna. Collegandovi periodicamente
al mio sito ufficiale, ed alle mie pagine su myspace e facebook (ndr.
trovate il link in fondo alla pagina), troverete in tempo tutte le
informazioni.
Hai una formazione classica e solitamente il mondo della
musica classica non ama mescolarsi con quello della musica rock, tranne
alcuni casi ancora abbastanza circoscritti, comunque sei riuscita
nel tuo disco a coniugare in modo molto interessante e innovativo
classica e rock, questa commistione di generi è un tuo obbiettivo
artistico o ti viene in modo naturale?
Un po’ tutt’e due le cose..cominciando a comporre,
mi sono scoperta uno stile che ricorda molto quello della musica sinfonica,
cioè una specie di musica verticale fatta di una serie di canti
intrecciati e melodie sovrapposte che vanno a formare l’armonia,
piuttosto che motivo e accordi sottostanti, che è definita
musica orizzontale. Ho deciso allora di continuare per quella strada,
perché le idee con questo metodo fluivano facilmente ed era
come un continuo riscoprire la “mia” musica, e poi anche
per far avvicinare i ragazzi a questo tipo di ascolto, rendendolo
meno ostico grazie all’uso di suoni moderni e vintage, rock
ed acustici. D’altronde molti grandi gruppi prog hanno battuto
questa strada, EL&P, Jethro Tull, Yes.. ed io stessa non sono
nuova a questo concetto, con i Presence ho fatto Black Opera con un
arrangiamento prog di quattro romanze di Verdi, e rimane per me una
delle cose di cui sono maggiormente orgogliosa durante quella lunga
avventura. La novità sta nel fatto che ho scritto arrangiato
e registrato tutto da sola, e non ho posto limiti alla fantasia..quindi,
nessun rifacimento di opere conosciute, ma nuovi brani stile prog
rock tirati su come fossero sinfonie, o parti di sinfonie, e semplici
e spero belle ballate, che sono una caratteristica del rock praticamente
da sempre.
Aradia è un personaggio che aveva come missione quella
di diffondere la “stregoneria”, intesa come religione
pagana, sulla terra, una storia dal forte sapore esoterico e anche
tutto l’artwork del cd è ricco di riferimenti esoterici,
perché hai scelto questo concept?
Perché incarnava alla perfezione il viaggio che stavo
compiendo come artista e come donna, il cambiamento e la presa di
coscienza che stavo attraversando. Una strega è essenzialmente
una persona che attraverso le sue arti magiche vuole cambiare qualcosa,
vuole impadronirsi del proprio destino e vuole comprendere il segreto
delle leggi della natura. E’ un po’ quello che stavo cercando
di fare io, riportando ovviamente il tutto sul piano della mia vita
artistica, non certo personale. Inoltre, mi sono accorta anche di
alcuni cambiamenti fondamentali che si stanno verificando nel mondo
e nella società che mi circonda..nell’ambito in cui io
mi muovo, ad esempio, c’è un certo women power in giro
proprio dal punto di vista compositivo, diverso nel modo di proporsi,
e senza atteggiamenti di invidia e rivalità ma piuttosto con
uno spirito collaborativo, amicale, sconosciuto all’universo
femminile fino a questo secolo secondo me. Questa è una cosa
che mi ha ispirato moltissimo ed ho voluto celebrarla, sottolinearla,
servendomi di questo personaggio dalle tinte forti e dalla forte personalità.
Dato che però si tratta di una storia incentrata principalmente
sull’amicizia femminile, di un percorso di crescita ed affrancamento
psicologico, ho cambiato l’accento, Aradia è diventata
Aradìa ed ho su tirato questa storia immaginaria, che si snoda
attraverso varie epoche e vari stili musicali, per raccontare l’evoluzione
di un sogno personale e generale, con riferimenti onirici più
che esoterici..la mia musica del sogno fatta musica suonata.
Parlare di certi argomenti in Italia non è semplice
per molte ragioni, tu che rapporto hai con la fede e con la religione
(per me sono due cose distinte)? Qualcuno ti ha ostacolata o ti ha
creato delle difficoltà per i tuoi progetti “poco ortodossi”?
La mia fede è in continua evoluzione, è una
scoperta meravigliosa ed incompiuta che si affina giorno per giorno,
di pari passo con la mia crescita spirituale e la mia capacità
di comprendere il divino. Sono nata cattolica, poi dodici anni di
scuola dalle suore mi hanno fatto diventare praticamente atea, ed
infine la riscoperta dell’incanto e della vita dell’anima
mi hanno portato alla persona che sono adesso, che sinceramente non
so definirti ancora, e chissà cosa sarò domani. Sono
quindi sicuramente molto religiosa, amo la spiritualità, ma
non conosco ancora bene la mia fede, ed in questo sono d’accordo
con te, sono due cose ben distinte. Ho trovato difficoltà a
realizzare i miei progetti quando li ho proposti alle majors, ma perché
ritenuti poco popolari, poco commerciali, e qui si dovrebbe aprire
una parente, per dirla alla Totò, infinita..perchè io
non penso che la gente sia così stupida come a loro conviene
pensare, ed in “Aradìa”, come ha confermato anche
una recente recensione americana, ci sono almeno un paio di digeribilissime
piacevoli canzoni..ma a parte queste polemiche che non mi sono mai
piaciute perché alla fine si rivelano solo sterili lamentele,
ho notato che quando invece mi sono rivolta alle persone simili a
me, quando ho trovato il mio stesso background e la mia stessa voglia
di innovare e di far pensare, ho trovato i tappeti rossi! A volte
devi bussare semplicemente alle porte giuste per farti aprire.
Insomma non ho subito persecuzioni, non sono così importante
(almeno non ancora..:-)) ma non avrei paura di questo, nemmeno se
fossi famosa come Madonna o Britney Spears. Ci sono poche cose, veramente
poche, per cui sono orgogliosa di essere italiana, e a parte la cucina
ed ultimamente la moda una di queste è la tolleranza religiosa.
Certo non mettono in prima serata su Rai 1 una come me che ama la
cultura (che parola proibita!), una che parla di libera ricerca dello
spirito, ma ripeto, se scegli bene i tuoi interlocutori trovi i tuoi
spazi, e fai tranquillamente arrivare il tuo messaggio anche ad un
pubblico di massa. Ci sono esempi fulgidi in merito, fuori e dentro
il prog: Battiato, Zucchero, De Andrè, Giorgia..non tutti mi
piacciono, chiaramente, ma tutti sono artisti conosciutissimi che
si sono posti sempre dichiaratamente contro l’ortodossia, e
nessuno li ha particolarmente boicottati o condizionati.
Devo dire che sei riuscita a rendere molto bene quest’aura
misteriosa nella tua musica, ma tu pratichi queste discipline anche
nella tua vita privata o il tuo interesse è puramente artistico?
Ti ringrazio molto, in effetti uno dei miei intenti era proprio
quello di ricreare il fascino del mistero, dell’insondabile,
delle sensazioni percepibili al di fuori della razionalità
e non per questo meno reali. Ma la mia ricerca finisce lì.
La musica è la più completa delle arti e l’arte
è l’unica cosa che non esisteva prima che l’uomo
comparisse sulla Terra, è la sua pura creazione, è il
fil rouge che ci unisce all’eternità. Quindi, fine a
se stessa. Non può essere sminuita o svuotata rapportandola
semplicemente al tempo in cui viviamo o agli interessi che coltiviamo.
Dal punto di vista filosofico invece, amo la malinconia inguaribile
più che la dannazione, mi piacciono gli incantesimi più
dei sortilegi..il male esiste, ognuno di noi lo conosce bene, ma per
me è una formidabile arma di difesa, non di offesa. Il male
trionfa quando i buoni cominciano a tacere. Quindi un’anima
in pena non deve chiudersi in se stessa, non deve reagire diventando
mostruosa, deve anzi cercare di conoscere il suo nemico ed affrontarlo
a viso aperto, rendendo proprie le sue stesse armi.
Le cose che accadono nella vita di ciascuno di noi non sono
tutte scientificamente spiegabili, come vorrebbero scienziati e scientisti,
ma c’è una zona di “confine” velata di mistero,
che nessuno può negare, nemmeno i più scettici. Ci sono
degli episodi “inspiegabili” che ti sono accaduti e che
ci puoi raccontare?
Ne succedono ogni giorno, ad ognuno di noi, a bizzeffe. Solo
che noi cerchiamo il fenomeno eclatante, vogliamo vedere i cieli aprirsi,
vogliamo sentire le voci di dentro, e non ci accorgiamo di piccoli
prodigi quotidiani e li accantoniamo come coincidenze. Un parcheggio
trovato in una zona dove era impossibile parcheggiare, proprio quel
giorno in cui avevi quell’importante colloquio a cui non potevi
tardare, un documento impossibile da ottenere in poco tempo e quell’impiegato
gentile che ascoltava i Genesis anche lui, un incontro casuale che
si rivela poi fondamentale nella tua esistenza..pensaci un po’..
senza voler cercare per forza il soprannaturale in tutto, ma senza
archiviare come normale tutto.. quanti ne potresti raccontare tu?
Se c’è una cosa che non mi piace di questi tempi, è
l’incapacità dell’uomo di comprendere il linguaggio
dei simboli, e i poteri che ne possono derivare. Sogniamo la notte
e poi ci alziamo pensando “cosa avrà voluto significare?”
e questo ci sembra del tutto normale, ma non lo è, è
la nostra mente che ci parla, dovremmo poterla capire benissimo! Adesso
lo strumento per fare questo chiamalo magia, chiamalo psicologia,
chiamalo religione, la sostanza non cambia..abbiamo perso il contatto
col soprannaturale nella vita quotidiana, e il mondo pullula di ciarlatani
che pretendono di farti da tramite in cambio di denaro e paradiso
garantito.
Un’espressione che ho usato nella mia recensione parlando
di Aradia è “musica espressionista” (che è
più nota come corrente pittorica), ti riconosci in questa definizione?
Abbastanza, ma più nei canoni estetici della corrente
musicale. Il Pierrot Lunaire di Shoenberg è una delle mie opere
preferite, mi piace portare la tensione della atonalità all’interno
della melodia tonale..ma come ti ho detto prima io sono per le fate
che se si arrabbiano possono anche diventare streghe diaboliche, ma
solo per difendere il tempio profanato! Anche Gesù lo fece,
e lui era uno che perdonava tutti. L’espressionismo pittorico
esalta un’immagine interiore sì, ma priva di pace, io
con “Aradìa” ho raggiunto finalmente la pace rendendomi
conto che la pace non fa parte della mia essenza. Se dovessi paragonarmi
ad un movimento figurativo, allora ti dico l’esatto contrario
dell’espressionismo, l’impressionismo cioè, i quadri
di Monet, di Ingres, ed in ultima analisi Van Gogh, l’impressionista
che pose le basi dell’espressionismo. Dall’anima al mondo,
e non viceversa.
Il tuo disco è molto ricco e complesso, quanto tempo
hai impiegato a realizzarlo?
Più di due anni per comporlo, perché nel frattempo
avevo anche altri progetti paralleli, e due anni di sala per registrarlo,
sia qui a casa mia dove ho attrezzato uno studietto per la preproduzione,
che in uno studio professionale, l’Ondaquadra, dove ho registrato
missato e masterizzato. Ma il tema musicale che pervade tutto l’album
è una melodia che mi girava per la testa da più di dieci
anni, e io cercavo solo l’occasione giusta per darle vita..in
pratica, non lo so quando è cominciato, forse la prima volta
che ho sfiorato un pianoforte, ed ero proprio piccolina..cinque anni!
Qual è il primo pensiero che hai avuto appena finito
il disco?
“Sarà vero?”
L’ultimo album dei Presence è stato accolto
con poco entusiasmo da parte di alcuni critici, secondo te non è
stato capito o effettivamente c’è stato un calo di ispirazione?
“Evil Rose” ha avuto giudizi molto controversi,
ma la stessa cosa è successa anche con il precedente, “Gold”,
che poi le vendite hanno smentito. Ci sono un paio di brani in quell’album,
tipo “Orphic” e “S.Peter’s day”, che
per me sono degli autentici capolavori. Non c’è stato
un calo di ispirazione, almeno da parte mia..è che io non sento
più mie certe tematiche oscure e sataniche che trovo molto
interessanti dal punto di vista culturale, affascinanti quando devi
parlarne per descrivere l’animo umano, ma non mi appartengono
e non le ho mai amate, nonostante numerosi e volenterosi sforzi.
I Presence l’hanno sempre saputo.. ma io ero troppo innamorata
della nostra musica e tutti eravamo molto convinti di quello che stavamo
facendo insieme, e non c’importava. Poi qualcosa in me è
cambiato, è capitato anche un lungo periodo di inattività
dei Presence durante il quale sono stata un po’ per fatti miei,
ho ripreso gli studi di pianoforte, di composizione, sono andata oltre.
Questo forse, a livello di pelle, i critici dei Presence l’hanno
percepito.
La zona in cui vivi ha una splendida tradizione musicale,
una delle più belle e ricche del nostro paese, tu ne sei stata
in qualche modo influenzata o hai sviluppato un cammino artistico
del tutto indipendente?
E’ impossibile non farsi influenzare dal posto in cui
sei nato, è nel tuo respiro, è nella materia di cui
sono fatti i tuoi pensieri. Il mio stesso amore per la malinconia,
la nostalgia per una favolosa età dell’oro, la capacità
di godersi la vita anche solo guardando un bel panorama e stendendosi
al sole sono tipiche di Napoli e della sua gente. Mi piace questa
domanda perché proprio ultimamente pensavo di scrivere qualcosa
usando la scala napoletana (quando si dicono le coincidenze), che
in musica si studia con un capitolo a parte.. un po’ come fece
Stravinsky con la sua “Napoletana” appunto, musica contemporanea
sulla scala napoletana, oppure come hanno fatto gli Osanna con Palepoli,
che disco inarrivabile..nel video di “When the eagles flied”,
che trovi come bonus sul cd, con la forza delle immagini tutto questo
è spiegato molto bene: una ballata in pieno stile Southern
Rock americano, una fanciulla che attraversa tutte le fasi delle filosofie
giovanili per diventare un’elegante signora in bianco e nero,
una pianista che le racconta e i parchi di Napoli e il Vesuvio sullo
sfondo. Insomma, Napoli è il mio cuore, il Rock è la
forma che gli ho dato quando è diventato musica.
Nel tuo disco dimostri una profonda cultura musicale, ci
puoi dire cosa ti piace ascoltare e quali sono i tuoi dischi preferiti
(una piccola classifica personale?)?
Urka..quante pagine ho a disposizione? ? Vabè, allora...per
semplificare, seguirò l’ordine di apparizione, perché
ascolto montagne di cose ma alla fine poche rimangono impresse. Prima
di tutto i Notturni di Chopin, poi “La Forza del Destino”
di Giuseppe Verdi e la seconda sinfonia di Brahms, e di conseguenza
l’opera omnia di questi due compositori. Poi è entrato
con estrema irruenza il rock nella mia vita, e allora…Janis
Joplin, “Cheap Thrills”. Joan Baez, “Diamonds and
Rust”. Led Zeppelin, “Physical graffiti”. Yes, “Going
for the One”. EL&P, “Brain Salad Surgery”. Traffic,
“Traffic on the road” con cui ho cominciato a scoprire
l’energia che può sprigionarsi da un vero concerto rock,
e poi quel meraviglioso uso dei fiati, e la forza sfiziosa di un doppio
senso azzeccato. Deep Purple, “Made in Japan”. Ozzy Osbourne,
“Diary of a Madman”. Gentle giant, “In a glass house”.
Rush, “Moving Pictures”. The Who, “Tommy with the
LSO”. David Bowie, “The rise and fall..” Pink Floyd,
“Atom Heart Mother”. Poi BMS, “Darwin”. Osanna,
“Palepoli”. New Trolls, “Concerto grosso”,
che mi hanno fatto pensare che in Italia, a livello di prog e di avanguardia,
non eravamo secondi a nessuno. Ange, “Au dela du delire”.
Poi breve incursione nella lirica di nuovo con la scoperta di una
versione della Lucia di Lammermoor di Donizetti cantata negli anni
cinquanta da Maria Callas. Disco consumato, ritorno di fiamma e dunque
Rossini, “Guglielmo Tell”. Mascagni, “Cavalleria
rusticana”, e la lirica dell’est, tra cui Janacek, “La
piccola volpe astuta”. Ricerca frenetica della commistione..Eloy,
“Dawn”, Renaissance, “Live at Carnegie Hall”.
Metallica, “S&M” e tutti i gruppi rock che hanno avuto
il coraggio di suonare con l’orchestra – Scorpions, Styxx,
Aerosmith, Kansas, e, concedimi questo piccolo moto di orgoglio, Presence
(“The Sleeper awakes”). Poi voglia di un po’di follia
sotto diversi aspetti: Kate Bush, “The Dreaming”. Frank
Zappa, “Zoot Allures”. Nina Hagen, NunSexMonkRock”.
L’ultimo disco che mi ha “preso” veramente, e ha
cominciato a farmi ascoltare con più attenzione anche il jazz
dopo il blues, è “Il nome del vento”, Delirium.
Quindi Miles Davis, “Tutu”, Bill Evans, “Affinity”.
Weather Report, “8.30”. Brand X, “Masques”
. Ma più ne nomino e più me ne vengono in mente.
In “Aradìa”, anche inconsapevolmente, ho travasato
un po’ di tutto questo e molto altro, ma il motivo conduttore
è sempre uno, sia quando ascolto che quando suono: studiare,
capire e poi osare, senza pietà.
La tua avventura solista avrà un seguito o resterà
uno splendido episodio isolato?
Sto già scrivendo qualcos’altro, ormai ho aperto
il vaso di Pandora..:-)
Una curiosità, perché hai cambiato il nome
in Sophya?
Perché io per prima sono cambiata, cresciuta, (spero) maturata,
ed è cambiata la mia musica ed il mio modo si sentirla e di
farla. La mia stessa carriera ha preso una svolta veramente imprevista
con “Aradìa”. Ho voluto sottolineare questa cosa
sia per i miei fans, che lo avrebbero sicuramente notato, sia per
me, per ricordarmelo in futuro creando quindi un “prima”
e un “dopo”. Non potevo e non volevo cambiare nome, così
ho pensato di cambiarne solo la grafìa. Alla “f”
ho sostituito un “phy” greco, che tra l’altro annovera
tra i suoi significati simbolici quello di rinnovamento, rinascita,
e Sofia è diventata Sophya.
Vuoi concludere quest’intervista con un saluto finale…
Saluto tutti gli estimatori del prog, musica per palati fini,
che sanno apprezzare anche un buon e sano sviso su tre accordi banali,
a patto però che chi suona pensi a quello che suona, e non
a quanti soldi se ne possono tirare fuori. E se poi arrivano anche
i soldi..tanto meglio no? Welcome back my friend, to the show that
never end!
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