Aspettavo con molta curiosità il primo disco solista di Sophya 
            Baccini, più nota per essere la voce dei Presence da poco nuovamente 
            sul mercato con un nuovo disco, un’artista che nel 2008 è 
            stata molto attiva ed ha collaborato a molti dischi, tanto per fare 
            qualche nome Delirium, Tilion, Maalavia, Electric Swan e Wicked Minds, 
            senza contare le partecipazioni live con Osanna e David Jackson in 
            testa e, da quanto ne so, questo 2009 non sarà da meno. Ma 
            è sbagliato accostare Sophya solo al rock, perché lei 
            ha una preparazione classica e in questo cd riesce a coniugare in 
            modo mirabile la tradizione musicale lirica con la musica rock progressive 
            e d’avanguardia, senza mai eccedere in esibizioni fini a se 
            stesse, ma privilegiando sempre il pathos. 
             
            Aradia è un lungo concept album costruito come una suite e 
            si ispira alla storia della strega che porta lo stesso nome, una figura 
            dal sapore mitologico che si vuole figlia della dea Diana e che ha 
            lo scopo di portare la stregoneria sulla terra, una forma di religione 
            pagana (attualmente più nota come Wicca, che è molto 
            diffusa nel mondo anglosassone), che ha una struttura piuttosto complessa. 
            Questi temi dal sapore esoterico permeano tutto il cd. Ma veniamo 
            ai contenuti musicali di Aradia. Sophya, oltre a cantare, suona vari 
            tipi di tastiere fra cui il pianoforte, il synth e il mellotron, poi 
            c’è tutta una serie di ospiti e collaboratori di prestigio, 
            che è praticamente impossibile citare nei dettagli, ma che 
            danno un grande contributo al cd. La prima cosa da chiarire è 
            che la Baccini non si è rifatta ne alle musiche del gruppo 
            madre, ne a quanto conosciamo in campo prog e dark rock, ma ha costruito 
            un proprio stile profondamente visionario e originale. Ovviamente 
            è musica dark, come ho detto prima dal forte sapore esoterico, 
            così come lo è tutto l’artwork, come lo sono i 
            testi e lo stesso concept scelto, un insieme di simboli e linguaggi 
            che non sono immediati ai più, ma il fascino di questo disco 
            è proprio quello di rendere fruibili dei contenuti così 
            significativi. La musica è quanto mai espressiva e oserei dire 
            espressionista, questo appare evidente fin dall’iniziale “La 
            Roccia”, dove una voce stregata ci introduce nel mondo musicale 
            di Sophya, la struttura del brano è molto complessa, splendidamente 
            progressiva e le parti vocali sono da brividi. C’è grande 
            libertà compositiva, Sophya non si è posta limiti e 
            dimostra tutta la sua cultura musicale, che appare quanto mai vasta, 
            tanto che è meglio far parlare la musica piuttosto che le mie 
            povere parole. Nonostante tanta abbondanza ci sono momenti anche di 
            grande respiro, con partiture estremamente fruibili e gradevoli, vedi 
            ad esempio traccie come “Al Ritmo di una Storia” o “When 
            the Eagles Flied” che ha un appeal quasi commerciale (nel senso 
            buono del termine), infatti troviamo anche una versione video molto 
            piacevole di questo brano. Chiude la cover di Joni Mitchell “Circle 
            Game”, che dimostra ancora una volta tutta la classe della singer 
            partenopea. 
             
            Aradia è un disco stupendo, unico nel suo genere, un piccolo 
            capolavoro da ascoltare e riascoltare, perché sa regalare sempre 
            nuove emozioni ed è talmente ricco che è difficile esaurirne 
            tutte le profondità. Se amate farvi stupire dalla musica, regalatevi 
            questo disco. GB 
             
            Altre recensioni: Big Red Dragon; 
            Runnin' With the Wolves 
             
            Recensione solo: Animatesi 
             
            Interviste: 2009; 2014 
             
            Artisti correlati: Presence 
             
            Sito Web
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          In Italia abbiamo parecchi grandi artisti e molti di questi sono donne. 
          Ma in verità, quelle che meriterebbero una attenzione maggiore, 
          sono invece le meno fortunate. Assistiamo a spettacoli televisivi che 
          incoronano personaggi di dubbia pasta, solo apparenza, quando invece 
          esistono altri come Sophya Baccini che meriterebbero sicuramente di 
          più. Non voglio fare polemiche, ma certe imposizioni dei mass 
          media a volte rasentano il ridicolo. 
           
          Aradìa è il debutto discografico di questa cantante, gia 
          inserita nel mondo musicale grazie alle sue numerose collaborazioni, 
          oltre che cantante dei Presence (cantare Heavy Metal evidentemente fa 
          bene). Accompagnata da Pino Falgiano (tastiere e percussioni), Vittorio 
          Cataldi (violino) e da Franco Ponzo (chitarra), anche lei a sua volta 
          si avvale di numerose “special guest”. Chi ama il Progressive 
          Rock nel vedere i nomi di Stefano Vicarelli (Fonderia), Lino Vairetti 
          (Osanna), Martin Grice (Delirium), Ana Torres (U.T.O.) e di Nona Luna 
          (Iconae), sicuramente farà piacere. 
           
          Tutto il disco concept rispecchia alla perfezione la carriera di Sophya, 
          soprattutto i tredici pezzi della lunga suite. Devo sottolineare ancora 
          una volta il ricchissimo artwork che accompagna il supporto ottico, 
          come sempre dettagliato e completo. Su questo la nostrana Black Widow 
          è sempre stata molto avanti ed il connubio musica-immagine è 
          pressoché, ancora una volta, perfetto. 
           
          Un disco che ama cullare l’ascoltatore, accompagnandolo in magiche 
          ed antiche leggende. Musica che si basa molto sulle tastiere e profondamente 
          intimistica, come nell’iniziale “La Pietra”. La voce 
          è bellissima e Sophya riesce a modularla a suo piacimento, passando 
          da alte tonalità a basse, con estrema semplicità. Ma aldilà 
          della voce, quello che colpisce di più è l’interpretazione, 
          coinvolgente e convincente. Violini, flauti, moog, hammond, tutti ingredienti 
          che servono per fare del buon Prog e nella vena malinconica che aleggia 
          in tutto il disco, è un piacere sciogliersi. Passaggi decadenti 
          per una musica dal sapore vagamente antico, sospesa nel tempo, scatenano 
          dentro la mente dei deja-vu. 
           
          Aradìa è un lavoro che non ti aspetti, perché è 
          una scheggia di cultura, un'arte dalle radici profonde, forse anacronistica, 
          ma dalle idee sorprendenti. Calore del sud, magia ed oscurità 
          questo è il Folk Prog di Aradìa ed io non mi posso esimere 
          dall’applaudire una donna che sa di che pasta è fatta l’arte. 
          Tutti in piedi. MS |