Questo disco solista di Alessandro Bevivino è il seguito del
sorprendente New Rose of Tomorrow and Dead Umplugged uscito col moniker
New Branch, in questo caso però si tratta di un mini cd di
sette brani, anche se viene completato dal secondo titolo Disco Samurai
di altri quattro brani, che in un certo senso formano un’opera
unica. Allora è giusto dire due parole su Bevivino, cioè
che si tratta di uno dei musicisti più visionari e goliardici
che mi sia capitato di incontrare (per adesso solo virtualmente) negli
ultimi anni e questa sua libertà espressiva me lo ha reso particolarmente
simpatico fin dal primo colpo d’occhio sui suoi lavori.
Come abbiamo già detto nella recensione del suo lavoro precedente,
Alessandro propone un mix di country western acustico imbastardito
col metallo più energico (attenzione che stiamo parlando sempre
di musica acustica), dimostrando che il metal può anche essere
suonato in acustico e mantenere tutta la sua forza espressiva, ovviamente
non stiamo parlando di decibel e di distorsione, ma di linguaggio
musicale, Bevivino è un metallaro e si sente, ma questo non
è un difetto, perché proporre la musica ascoltata nei
suoi lavori è davvero interessante. A questa ricerca espressiva
il nostro abbina uno spirito dissacrante e irriverente, che prende
in giro il genere western e si prende in giro usando un inglese volutamente
maccheronico nell’artwork, ma al tempo stesso mantiene un afflato
sempre molto credibile. Questa è grande musica, più
matura rispetto al disco precedente, si sente che il nostro ci crede
di più e lo dimostra con una serie di invenzioni e trovate
teatrali piene di fantasia.
Il titolo può trarre in inganno, perché non si tratta
di una vera soundtrack, anche se mi piacerebbe tantissimo vedere una
pellicola con le musiche di Bevivino, ma appunto è musica che
si presta ad essere cinematografica e ascoltandolo non è difficile
immaginarsi di essere in un saloon a bere il peggior “torcibudella”
offerto dalla casa per pochi cents. Ogni brano del cd è una
piccola storia sguaiata e dannatamente romantica, che Bevivino interpreta
con grande pathos, sia a livello musicale sia come cantato. Francamente
faccio fatica a scendere nei particolari, perché i dischi di
Alessandro mi piacciono nel loro insieme e mi viene da parlare delle
emozioni che suscitano nel mio lato più western, che mi riporta
ai tanti film visti fin da bambino, quando l’epopea dei cowboys
era un sogno collettivo (insieme ad alcuni altri miti come Tarzan,
Sandokan e i b-movies di arti marziali, che spesso avevano un che
di western orientale) che oggi tristemente si è un po’
persa nelle nuove generazioni.
Per come la penso io questo è un modo veramente intelligente
di fare musica. GB
Altre recensioni: Dead Ballad Session;
I Corti di Verbo Nero (Scene Eliminate)
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