Ormai
Ritchie e Candice ci hanno preso gusto e sfornano i loro dischi dal
sapore medioevale con una regolarità svizzera, segno che questo
nuovo progetto naviga in acque sicure.
Questa sicurezza ha portato la coppia di nuovi menestrelli a dare
alle stampe un quarto album in studio senza stravolgere il loro sound.
Speravo che il piacevole live album dello scorso anno segnasse una
linea di demarcazione fra la prima parte della carriera del duo e
quella successiva e devo dire che questo si è realizzato solo
in parte.
Già nel precedente Fires at Midnight Blackmore aveva inserito
parti molto rock nel nuovo repertorio e per riprendere l'esperimento
ecco l'opener "Way to Mandalay", con una splendida chitarra
che risveglia vecchi fantasmi. "3 Black Crows", invece,
è una track in puro medioeval style, la voce di Candice è
sempre splendida nella sua vellutata morbidezza e il solo di Ritchie
è ben interpretato anche se breve, il brano in se è
un po' ruffiano e un po' troppo solare, divertente se si alza il gomito.
A sorpresa arriva l'intensa cover di "Diamonds and Rust"
della cantautrice Joan Baez e si sente che cambia la mano compositrice,
davvero un brano sentito. "Cartouche" suona come qualcosa
di già sentito nel repertorio della coppia. Incantevole la
dolcezza romantica della prima parte di "Queen for a Day",
mentre nella seconda parte strumentale Blackmore si esibisce in un
ottimo solo acustico dando prova di essere ancora in possesso di una
tecnica e di un feeling invidiabili. "Ivory Tower" è
molto evocativa ed epica, anche se ricorda un po' troppo certe idee
di Morricone. "Ghost of a Rose" è un brano molto
romantico e accattivante, che sembra fatto apposta per piacere a tutti
i fans. "Loreley" è una classica song da concerto,
di quelle da cantare tutti insieme sullo stile di "Home Again".
La seconda cover è "Rainbow Blues" tratta dal repertorio
dei Jethro Tull, un'affinità che continua e che riporta Ritchie
a rockare con la chitarra elettrica. L'epica ed elettrica "All
For One" è piena di idee, ma non mi piace proprio il testo
che continua a ripetersi in modo piuttosto noioso. La malinconica
ballad "Dandellion Wine" chiude questo nuovo capitolo del
viaggio nel tempo dei Blackmore's Night.
Ritchie e Candice hanno scelto l'aspetto più gradevole e rassicurante
del medioevo, la loro musica a volte ha un sapore un po' troppo artificiale,
ma è innegabile che ci sia molta classe. Blackmore conosce
la musica che suona, non sperimenta ed è un peccato, ma al
grande pubblico, purtroppo, questo non interessa. GB
Altre recensioni: Fires
at Midnight; Home Again; Past
Times With Good Company;
Beyond the Sunset, Castles
& Dreams
Intervista
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