Rock Impressions
 

INTERVISTA AD ALBERT BOUCHARD DEI BRAIN SURGEONS (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Ciao Albert, complimenti per il nuovo album, è un vero killer e mi ricorda molto le atmosfere di Cultosaurus Erectus, mi puoi parlare di come sono nati i brani di Denial of Death?
Avevo scritto alcuni pezzi, come faccio sempre quando compongo, durante alcuni concerti nella zona di New York. Mentre viaggiavamo sul furgone, ho suonato le idee che avevo buttato giù agli altri ed erano piaciute a tutti, però Ross disse che aveva anche lui dei riffs su cui stava lavorando. Così abbiamo pianificato di lavorare insieme ad alcune canzoni in seguito, una settimana più tardi. Già dopo il primo giorno che abbiamo lavorato insieme avevamo già sei canzoni finite. Siamo andati avanti con grande entusiasmo e alla fine del mese avevamo composto ventitre nuove canzoni.

Cosa significa il titolo dell’album? Si riferisce in qualche modo agli amici che, sfortunatamente, se ne sono andati?
L’idea del titolo l’abbiamo presa dal titolo di un libro di Ernest Becker. È un trattato di psicologia che propone molte idee, alcune le abbiamo abbracciate, mentre altre no. Becker è stato un discepolo di Freud, ma anche di Kirkerguard, ma comunque con un taglio personale sul significato della vita e sulle radici della schizofrenia. Ci sembrava che centrasse molto bene lo spirito complessivo del disco e poi aveva anche un che di gotico e di heavy. Può essere riferito anche ai nostri amici più creativi che se ne sono andati.

Come sta andando il nuovo album?
I responsi che abbiamo avuto a Denial of Death sono stati molto positivi. Le critiche negative sono state davvero molto poche, queste rientrano in un contesto fisiologico e sono venute da chi non ama il genere musicale che abbiamo proposto. Il 99,9 per cento dei nostri vecchi fans amano il nuovo disco.

Sembra ovvio che Ross abbia portato un grosso impulso al nuovo sound del gruppo, mi puoi dire qualcosa di più sulla decisione di suonare insieme?
Ho desiderato suonare in un gruppo con Ross fin da quando avevo suonato con lui sui demo preparatori per Agent of Fortune. Ross aveva suonato alcune cose su quei demo che Buck Dharma non era mai riuscito a riprodurre con lo stesso spirito.

Che tipo è Ross come persona e come artista?
Ross è un tipo veramente triste. È una persona molto sincera, ma possiede un sense of humor tipicamente newyorkese. Sia con gli amici che con la famiglia e la musica è molto passionale. È molto lento a criticare, mentre è molto disponibile verso chi chiede. Pretende di essere un anti-intellettuale, ma possiede una buona cultura. Gli piace avere sempre la televisione accesa, il condizionatore al massimo e ama le salse molto piccanti.

Mi puoi raccontare come vi siete conosciuti?
Nel 1974 Helen Wheels era stata assunta dal management dei BOC per filmare le prove dei Dictators. Aveva a disposizione una cinepresa a 16 mm, non mi ricordo se era di suo padre o della scuola, e mi chiese se avessi potuto aiutarla a farla funzionare. Guardando il gruppo pensai che erano veramente forti, ma quando si unì a loro un rodie per sparare/cantare un canzone rimasi catturato. Ross in particolare mi aveva colpito, mi piaceva la sua personalità e suonava la chitarra decisamente bene.

Un nuovo logo, un nuovo artwork, una nuova formazione… si tratta proprio di un nuovo progetto?
Quando abbiamo registrato l’album, avevamo già preso insieme la decisione di avere un sound molto più heavy rispetto al passato. Abbiamo pensato anche di cambiare il nome del gruppo, ma avevamo già una certa reputazione e sarebbe stato stupido buttarla alle ortiche, non ne valeva la pena. Così abbiamo deciso tutti insieme di cambiare il finale del nome per accentuare il nuovo urban grit che abbiamo preso dall’esperienza dei Dictators.

I alcuni testi parli di religione, come vivi il rapporto con Dio nella tua vita?
Ogni tanto visito case di preghiera e chiese, ma allo stesso tempo mi sento anche un po’ diffidente riguardo alle religioni in generale.Tutti abbiamo bisogno di guide per ciò in cui crediamo, per i riti che ci accompagnano nel nostro soggiorno terreno e abbiamo bisogno di avere delle certezze per credere che ci possa essere qualcosa di più grande. Il problema sorge quando le persone usano la religione per seguire dei fini personali, questa è l’origine dei mali. Attualmente credo che molte cose stiano leggermente migliorando, con la speranza che giorno dopo giorno siano sempre meno le cose da temere.

I BOC sono stati accusati di essere dei satanisti (per certi testi di Tyranny and Mutation, per l’uso del simbolo di cronos e così via), dopo tanti anni cosa vuoi dire al proposito?
Per i primi tre album dei BOC, ma solo in alcuni brani specifici, alcuni cantati da persone diverse dai membri del gruppo. Ma posso ricordare che quasi tutti i gruppi in quel periodo ci sono passati. Tu puoi immaginare te stesso molto più selvaggio, come un brutto elemento, molto più aggressivo di quello che sei realmente. Oppure molto più pacifico e gentile. In ogni caso abbiamo cantato delle canzoni partendo dalla prospettiva dei piloti nazisti, degli Hell’s Angels, dei terroristi e dei pervertiti. Non volevamo prendere le difese di questi individui, ma solo rappresentare uno scenario, come se fosse stato un film, come “El Topo” per esempio (ndr. un film di Jodorowsky). Si è trattato semplicemente di un esercizio intellettuale. Se lo guardi bene il logo che abbiamo usato è anche abbastanza stupido. Comunque qualsiasi cosa si sia pensato su di noi, queste sono state solo delle fantasie. Mi spiace, ma ogni simpatizzante nazista, terrorista o pervertito deve cercare dei modelli da altre parti.

Molte persone pensano che i testi abbiano una grande influenza sui giovani, sei d’accordo?
No, non credo che i testi abbiano un’influenza maggiore di quella esercitata dalla musica stessa.

Hai un notevole background, ma con i Brain Surgeons hai avuto un lungo periodo underground, quanto è stato difficile trovare un buon contratto e la distribuzione europea?
È stato davvero piuttosto difficile. Non avevamo nessuno che ci spingeva e il mondo del business musicale è cambiato radicalmente. Per fortuna Internet sta prendendo il sopravvento qui negli USA e questo ci stà portando dei concerti interessanti. Speriamo che possa succedere lo stesso in Europa.

So che hai sempre rimpianto di essere uscito dai BOC, ma oggi che i Brain Surgeons sono così in forma quali sono i tuoi sentimenti al riguardo?
Ogni cosa sta girando per il verso giusto e tutti i cambiamenti portano con se qualcosa di buono, almeno per un certo periodo. Sono molto felice di essere di nuovo in una fase così creativa e di essere occupato a tempo pieno dalla mia avventura artistica. Penso che se fossi rimasto forse le cose non sarebbero altrettanto creative o felici.

Cosa ti manca di più dei BOC e quanto è stata dura uscire dal gruppo?
La cosa che mi manca di più dell’essere ancora nel gruppo era la giocosità creativa che avevamo dopo ogni nuova canzone. È stata veramente dura uscire dal gruppo, anche perché non era stata una mia decisione. Adesso non mi manca più quella giocosità, perché è tornata alla grande con l’entrata di Ross nel gruppo, ma adesso mi mancano un po’ i grandi concerti. Se ne potessimo avere anche solo un paio all’anno allora non mi mancherebbe proprio più niente.

Per te cosa cambia a suonare di fronte a migliaia di persone rispetto alle situazioni più intime in cui vi esibite adesso?
Per me va bene ogni opportunità per suonare, Può essere un concerto con otto persone o con ottantamila, è lo stesso. Alla fine festeggio sempre l’evento.

Di recente hai suonato nuovamente con Donald Roeser, come vanno le cose con lui adesso?
Il mio rapporto con Donald è piuttosto buono. Siamo ancora ottimi amici e sono stati molto pochi gli anni quando la tensione fra di noi è stata alta. In ogni caso è stato molto bello suonare di nuovo insieme, perché lui è un così grande artista e lo è sempre stato.

Fin dagli anni ottanta i BOC non sono stati molto produttivi, nonostate una solida base di fans, sai il perché?
Semplicemente hanno vissuto sulla popolarità del loro nome, non uscire mai di casa senza averla con te!

I BOC sono stati un gruppo di grandi artisti, mi puoi raccontare qualcosa di più del vostro stile di vita nei primi anni settanta e perché è cambiato dopo Agent of Fortune?
Prima di AoF abbiamo avuto una casa dove abitavamo tutti insieme. Non tutti stavano sempre li, ma era un posto dove alcuni vivevano stabilmente e altri magari per alcuni periodi. In quel posto facevamo pratica e curavamo tutti gli interessi del gruppo. Al tempo in cui abbiamo realizzato AoF, invece, vivevamo tutti separatamente e abbiamo creato i nostri demo su dei multitracks personali dove ogni membro del gruppo suonava tutti gli strumenti. Dopo un certo periodo hanno incominciato a chiedermi di sacrificare alcune parti di batteria, è stato il periodo più duro, ma per AoF c’è stata anche meno confusione a livello di arrangiamenti. In altre parole, prima di AoF noi incidevamo i nostri demo e provavamo tutti insieme e ognuno in fase compositiva apportava le proprie idee. AoF ha segnato un cambiamento netto a livello compositivo ed è stato un feeling veramente intossicante. Ogni tanto ci rendevamo conto di quanto fosse stata folle la scelta di comporre separatamente, ma eravamo poco lucidi. Da allora io e Donald abbiamo suonato in altri gruppi e abbiamo vissuto ancora insieme per altri dieci anni. È stato molto piacevole suonare con altri musicisti (come Ross the Boss ad esempio).

C’è qualcosa del tuo passato che ti piacerebbe cambiare se possibile?
Nooo. Qualche volta capita che uno possa pensare di non voler passare attraverso delle esperienze molto dure, ma queste determinano quello che siamo, ci formano e la maggior parte delle volte ci aiutano ad essere migliori.

Cosa significa per te suonare ancora musica rock dopo tanti anni?
È una cosa veramente preziosa e anche un grande onore. È un momento che potrebbe non tornare più e io intendo viverlo il più pienamente possibile.

Mi puoi raccontare qualcosa di più del tuo rapporto con Patti Smith?
Non posso dire di essere veramente un amico intimo di Patti. Lei ha alcuni amici intimi, ma io sono solo un conoscente. Non ci siamo incontrati per circa vent’anni, ma ci siamo visti lo scorso novembre in Seattle ed è stato molto bello incontrarci, purtroppo eravamo presi entrambe dai nostri concerti e non abbiamo avuto molto tempo per parlare. Spero che la prossima volta riusciremo ad avere più tempo.

Durante la tua carriera hai collaborato con molti artisti diversi, cosa ti spinge a lavorare con musicisti così diversi?
Sono animato da uno spirito selvaggio che ho ereditato da mio padre. Mi piace andare in posti sempre nuovi e incontrare persone nuove, ma dopo un po’ sento il bisogno di ricominciare e andare avanti.

Nella tua carriera ti saranno capitate molte cose strane. Hai qualche aneddoto curioso, che ci puoi raccontare?
Una volta stavo camminando con Donald Roeser nel college e lui aveva previsto che noi saremmo stati in un altro posto nel fine settimana seguente. Durante il corso della settimana avevamo sentito parlare di un concerto in New York e abbiamo cercato di farci prestare (to borrow) da qualcuno una macchina. Questa si ruppe lungo la strada, così attraverso una serie di coincidenze e di incidenti, esattamente una settimana più tardi, ci trovavamo in un paese a duecento miglia sudovest dal campus, aspettando di prendere un autobus che ci riportasse indietro. È stato piuttosto bizzarro.
C’era un periodo, dopo aver fatto Secret Treaties , che un fan ai concerti si copriva di insegne naziste. Questo faceva accapponare la pelle. Oggi sono passati trentadue anni e sto suonando in una band e suoniamo veramente duro con Ross the Boss. Questo è selvaggio.

Quali sono stati i momenti più bui della tua carriera e quale la più grande soddisfazione?
Quando non potevo vivere con la musica e dovevo aiutare la mia famiglia facendo il meccanico di frigoriferi. Un giorno ero sdraiato per terra sotto un banco per la carne, attorno a me era pieno di carne putrefatta, mentre io cercavo di aggiustare dei tubi di rame quando ad un certo punto dagli altoparlanti del supermercato è uscita Don’t Fear the Reaper. Ho spento la torcia elettrica e mi sono messo a piangere!

Tu e Deborah Frost siete una coppia, quali sono le difficoltà di essere partner nella vita privata e in quella pubblica?
Abbiamo gli stessi problemi di qualsiasi altra famiglia, facciamo i mestieri di casa, dobbiamo pagare i conti, etc… Ma a nessuno di noi piace essere criticato, così ogni tanto ci vuole un po’ prima di trovare l’accordo su una nuova canzone, in particolare per i testi, ma il passare attraverso questi conflitti di solito rende i brani migliori, almeno credo.

Hai una famiglia di musicisti, quanto ha influenzato la tua carriera?
I miei familiari non sono musicisti professionisti. Ogni tanto si dilettano, ma non in modo veramente serio. Mia madre un tempo desiderava scrivere canzoni e ne compose alcune con suo fratello, ma faceva la segretaria in una scuola, mentre mio padre era un tecnico e lavorava in una televisione locale e in una stazione radio. Solo io e Joe abbiamo fatto musica a tempo pieno e come lavoro, ma tutti i miei fratelli suonano degli strumenti e ad ogni festa del Ringraziamento facciamo una grande jam session tutti insieme. Abbiamo ereditato un cottage per le vacanze dove andiamo ogni anno e dove facciamo le nostre jam.

Malpractice e Beach Party sono due album che mi piacciono molto, pensi che realizzerete altri dischi di questo tipo in futuro?
Questi due albums hanno molte più parti acustiche rispetto agli altri dischi. È possibile che ne faremo altri di questo tipo, ma il prossimo che realizzeremo sarà sicuramente altrettanto heavy quanto l’ultimo.

Dopo tutti i dischi che hai relizzato, per te oggi è più facile o più difficile fare un nuovo album?
È molto più facile adesso. Tornando ai tempi dei BOC, eravamo fortunati se riuscivamo a creare due brani grezzi in una giornata. Oggi, se non compongo almeno sei al giorno mi sento come un lavativo. Inoltre sto molto meglio suonando questa musica, assettando la mia batteria e suonando con le cuffie. Infine ho molte più batterie e di migliore qualità rispetto ai vecchi tempi. Per ogni sessione di prove di registrazione uso una decina di rullanti e trenta piatti diversi, così in ogni brano riesco sempre a dare il suono giusto che mi richiedono i tecnici del suono.

Mi puoi dire qualcosa della scena musicale newyokese di oggi?
La scena musicale di New York è sempre stata molto difficile e lo è tutt’oggi. Qua c’è sempre una competizione molto agguerrita e anche solo avere due righe che parlano di te nel New York Times è un vero affare. Ma nella periferia, come nel New Jersey e a Brooklyn c’è una scena molto vivace e rigogliosa con molti posti dove suonare e gente che viene a vederti ai concerti. In altre parole, puoi avere delle buone opportunità se sai come muoverti.

Questi sembrano tempi piuttosto oscuri, cosa ne pensi, sei ottimista o temi il futuro?
Tempi oscuri? Mai sentito parlare dell’Inquisizione? Dell’Olocausto? Della distruzione del tempio? Del genocidio Armeno? Della Peste? Quelli sono stati alcuni dei tempi più oscuri. Le cose stanno migliorando amico mio… oggi basterebbe che la smettissimo di distruggere il pianeta e sarebbe OK.

Un saluto finale per i tuoi fans...
Stay strong, stay healthy, prendetevi cura di voi stessi e di chi vi sta vicino e spero di potervi incontrare un giorno lungo la strada.

Recensioni:
Beach Party; Denial of Death

Articolo: Albert Bouchard and The Brain Surgeons

Artisti correlati: Blue Oyster Cult, Stalk Forrest Group; Albert Bouchard

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