Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una invasione della musica
folk, da quella celtica al folk dei cantautori americani, passando
per tutte le culture che affollano il mediterraneo, in particolare
quelle orientali, senza dimenticare le musiche dell’India e
del Sud America, ma molti hanno dimenticato che esiste anche un folk
tutto italiano, quello che viene comunemente chiamato liscio, ovviamente
è solo un tipo del nostro folk, uno dei più popolari,
ma che troppo spesso è stato relegato a semplice contorno di
feste paesane, suonato più per il diletto di ballerini più
o meno avanti negli anni, che per passione per la musica, eppure il
nostro folk ha una lunga storia alle spalle e merita di essere riscoperto
e rivalutato. Questo progetto voluto dal MEI che ha davvero un grande
merito per questa operazione.
Liscio vuol dire Romagna e quindi ecco il titolo del disco, che ovviamente
in apertura propone una nuova versione di “Romagna Mia”,
il cavallo di battaglia di Secondo Casadei, che ha fatto grande fortuna,
una tradizione che è arrivata fino ai giorni nostri con Raoul,
Bubola ne propone una versione folk rock molto godibile e solo in
parte vicina all’originale, quel tanto che basta per rendere
il giusto tributo e per guardare al futuro. Altro classico, meno conosciuto
però, è “Un Bès in Bicicletta” che
viene proposto in medley con “Marietta Mariù” tratte
sempre dal repertorio di Secondo Casadei, anche qui il trattamento
di Bubola ne fa quasi dei folk americani. “Ciao Mare”
di Raoul viene riproposta in chiave blues, Bubola gioca con la musica
e con la tradizione e di queste canzoni fa dei piccoli gioielli pieni
di modernità dal sapore vagamente malinconico. “Son Passator
Cortese” invece viene pescata dal repertorio di Massimo, che
di folk ha semrpe dimostrato di intedersene bene e questa sua ballata
unisce poesia e tradizione. Uscendo dal repertorio della famiglia
Casadei, viene proposta “Polvere” scritta da Galletti
e Micheletti, una scelta interessante. Chiude il cavallo di battaglia
di Bubola (magistralmente interpretato dalla Mannoia) “Il Cielo
d’Irlanda”, privata della sua matrice celtica e arricchita
di un tempo da liscio, il tipico um-ta-ta, Bubola scherza si diverte
e diverte, ma soprattutto fa cultura.
L'unico rammarico per questo disco riguarda la lunghezza, avrei preferito
un bell'album zeppo di suggestioni, ma va bene anche così,
il ghiaccio è rotto, adesso speriamo che le nostre musiche
vengano sempre più rivalutate e modernizzate, abbiamo tutti
bisogno di riscoprire le nostre radici e di riappropriarci delle sonorità
tipiche del nostro territorio, saremo un po’ meno dipendenti
dalla cultura anglosassone e forse potremo anche fare della musica
un po’ più originale anche in ambito rock. GB
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Intervista: 2007
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