Il momento di grazia del chitarrista indonesiano Dewa Budjana sta
proseguendo a ritmi serrati, credo grazie anche alla complicità
della Moonjune, che , oltre a farci scoprire talenti da tutte le parti
del mondo, favorisce collaborazioni di grande spessore. In questo
nuovo parto discografico Dewa ha suonato con il bassista Jimmy Johnson
(James Taylor, Allan Holdsworth, Lee Reitenour) e il batterista Vinnie
Colaiuta. Troviamo poi il tastierista Gary Husband (Allan Holdsworth,
John McLaughlin) nel primo brano e il chitarrista Michael Landau in
un altro. Tutti nomi che non hanno bisogno di grandi presentazioni,
si tratta di virtuosi che hanno dato un contributo significativo allo
sviluppo del modo di suonare i rispettivi strumenti.
Il nuovo disco di Budjana, il terzo per la Moonjune, è composto
da otto brani tutti mediamente lunghi, all’insegna di una fusion
esuberante e ricca di sfumature folk tipiche della terra di origne
di Dewa. Il nostro è riuscito a inserire le sue radici in un
genere che sembrava standardizzato e poco incline alle evoluzioni.
“Fifty” parte quasi come un brano occidentale, poi pian
piano entrano elementi etnici, mentre la sezione ritmica fa letteralmente
scintille, con tempi dannatamente complessi, quando poi parte l’assolo
di chitarra si rimane letteralmente a bocca aperta per la fantasia
e la tecnica espresse, anche il contributo di Husband si fa notare,
in chiusura i musicisti ironizzano sulle follie reciproche. In “Duaji
& Guruji” il rock, il jazz e le influenze etniche si mescolano
in un mix variopinto e ricco di gusto, coi soliti intrecci funambolici
di mezzo. I brani presentano nell’insieme una discreta varietà
e ci sono soluzioni più morbide e riflessive come “Capistrano
Road”, che si alternano alle scorribande descritte prima, la
musica proposta è quasi interamente strumentale, salvo il brano
“Kalingga”, il più etnico in senso orientale del
lotto, con un riff che rivela molte influenze, che abbiamo ritrovato
in tanti artisti occidentali affascinati dall’oriente (vi dice
niente Kashmir dei Led Zeppelin?). Il caleidoscopio di emozioni continua
fino alla fine del cd senza cali di tensione, in una ricerca continua
di innovative soluzioni personali.
Un altro centro per Budjana, che conferma tutte le impressioni positive,
un artista in piena ascesa, che sicuramente ci riserverà ancora
tante sorprese. GB
Altre recensioni: Dawai
in Paradise;
Joged Kahyangan; Naurora
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