Rock Impressions

Dio - Angry Machines DIO - Angry Machines
SPV
Distribuzione italiana: Audioglobe
Genere: Heavy Metal
Support: CD - 1996 (2006)

L’ugola più fantasy/medioevale del metal ha alle spalle una lunga e onorata carriera a partire dai bluseggianti Elf, passando poi per i Rainbow, per i Black Sabbath, per poi arrivare a una lunga carriera solista. Questa è la ristampa del settimo album in studio del folletto uscito dieci anni orsono. Con una nuova formazione il nostro ha cercato di risollevare una discografia in affanno, non erano certo anni favorevoli al metal classico quelli, e il disco sente del travaglio creativo del nostro. Una carriera illuminata più dalla voce potente e graffiante, unica, di Ronnie, che non da risultati artistici degni di nota.

Tenuto conto di quanto sopra non sorprende l’iniziale “Institutional Man”, che ricorda un mix fra i vecchi Sabbath e certe spinte moderniste, i ritmi sono complessi e articolati e uniscono ad un riffing molto doom un tocco progressive. “Don’t Tell the Kids” è più classico metal, sempre con un approccio modernista nei suoni (stiamo parlano di dieci anni fa), è un brano “arrabbiato”, in linea con il titolo dell’album. A questo punto arriva uno dei brani più criticati del disco: “Black”, in realtà Ronnie in quest’occasione ha copiato di sana pianta lo stile funkeggiante di Glenn Hughes e con risultati per niente convincenti. “Hunter of the Heart” è un mid tempo che riporta al classico repertorio molto epic di inizio carriera. “Stay Out of My Mind” ci propone un altro brano rallentato e vagamente psych/doom, ottima interpretazione drammatica. “Bad Sister” è sostenuta inizialmente da un riffing stoppato poco coinvolgente, mentre non male il refrain ancora sabbatiano, pian piano il brano propone un crescendo e il coinvolgimento aumenta. “Double Monday” è ancora in bilico tra epic e metal moderno, niente di nuovo, niente da segnalare. È sempre più chiaro che Dio è sempre più in cerca di una nuova identità, che comunque tenga conto del suo passato. L’impressione è confermata in “Golden Rules”, un riempitivo trascurabile. Interlocutoria e rabbiosa è anche “Dying in America”. Chiude “This is Your Life”, una ballad romantica con tanto di pianoforte e orchestrazione, Ronnie ci delizia con un’altra grande interpretazione, ma non è certo una canzone memorabile.

In definitiva Angry Machines è un titolo che piacerà ai die hard fans di Ronnie James Dio, ma non è certo l’album consigliato a chi vuole cominciare a conoscere una delle ugole più importanti del pianeta metal. GB

Altre recensioni: Dio's Inferno The Last in Live; Dio At Donnington UK


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