Vi ricordate di Charlie Dominici? È stato il primo singer dei
Dream Theater dello splendido debutto When Dream and Day Unite, poi
è stato sostituito da La Brie, ma questa è una storia
che tutti conosciamo, invece del buon Charlie si erano perse le traccie
da tempo. Sinceramente non mi aspettavo di ritrovarlo dopo quasi vent’anni
accasato alla prestigiosa Inside Out con album nuovo di zecca.
Come si può capire dal titolo si tratta della seconda parte
di una trilogia e questo mi ha incuriosito, perché non avevo
mai sentito parlare prima dell’episodio Part 1, così
mi sono messo alla ricerca in Internet ed ho trovato che il primo
cd è distribuito dal nostro direttamente dal suo sito (www.dominici.com),
questo album era stato realizzato nel 2005 e conteneva musica acustica
dal sapore cantautorale suonata, cantata e prodotta interamente da
Charlie, un po’ alla Bob Dylan per intenderci, con delle linee
vocali molto belle e delle composizioni davvero piacevoli in pieno
stile roots rock, vertice il brano “The Plan”, comunque
tutto il disco funziona. Ma il nuovo album è tutta un’altra
cosa, questa Part 2 presenta infatti un prog metal ricco di melodia
e di idee.
I testi sono tristi e pieni di amarezza, si parla di politica, di
religione, di consumismo, non sono certo temi nuovi, ma sono trattati
in modo molto serio e intelligente, evitando i “soliti”
luoghi comuni alla ricerca di una genuinità che spesso viene
raggiunta.
Si parte con un intro oscuro che apre ad un prog metal intricato,
difficile non pensare che Dominici non si sia voluto prendere una
rivincita con questo disco sul gruppo che l’ha allontanato.
“The Monster” riprende dove il discorso si era interrotto
tanti anni fa, certo Dominici vuole ripartire alla grande e si sente
tutta la grinta repressa che esplode fuori dai solchi di questo cd,
ma è vero anche che siamo in territori già battuti.
Comunque sia nel brano ci sono delle idee geniali, basta ascoltare
le evoluzioni ritmiche in chiusura, che lasciano senza fiato, sembra
quasi musica classica. “Nowhere to Hide” invece è
molto più moderna e rabbiosa, ma sembra ancora una sfida aperta
lanciata al teatro del sogno, se devo dirla tutta, anche a rischio
di diventare antipatico a qualcuno, mi sembra che il prog metal di
Dominici sia un po’ più interessante da quello espresso
in seguito dai suoi vecchi compagni. Mi sembra più teatrale
ed epico e meno autocelebrativo. In questo senso anche la cadenzata
“Captured”, dove Dominici tira fuori tutta la sua anima,
sembra una delle ballate del primo disco elettrificata. “Greed,
the Evil Seed” è dominata da un bel giro di chitarra,
poi subentra una tipica progressione ritmica coinvolgente, fan del
prog metal fatevi sotto! Ma “School of Pain” supera tutti
i brani precedenti, qui il gruppo graffia davvero e lascia il segno.
Il resto del disco si mantiene su buoni livelli, anche se le cartucce
migliori a sono state già sparate.
Charlie è tornato alla grande e secondo me con questo disco
ci vuole dimostrare che avrebbe meritato di restare nei Dream Theater,
non che LaBrie non sia stato una buona scelta, ma anche Dominici non
avrebbe di certo sfigurato. GB
Altre recensioni: O3, A Trilogy Part.3
Interviste: 2007
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