Robin George è un personaggio di cui vi abbiamo già
parlato in varie occasioni, ha collaborato con diversi artisti da
Robert Plant a Phil Lynott, da David Byron a Glenn Hughes, sempre
ai massimi livelli quindi, anche se è sempre rimasto poco conosciuto.
Nell’85 si è presentato con questo suo primo disco solista,
un lavoro che ha risentito del periodo in cui è uscito, ma
che ha ottenuto buoni consensi, grazie ad una vena graffiante e commerciale
al tempo stesso, che in altre parole si può chiamare “classe”,
una dote di cui George sembra essere ben fornito.
Il disco si apre con “Heartline”, un brano grintoso e
molto catchy, AOR ricercato e coinvolgente, orchestrato in grande
stile, non troppo americano, quella via british all’hard melodico
che è sempre stata così intrigante, si pensi ai Babys
o ai Magnum. “Spy” è molto scanzonata, quasi pop,
belle linee melodiche, ma anche piuttosto leggere, che si salvano
più per la classe di George, che non per originalità.
“No News is Good New” è meno incisiva, un classico
AOR mid tempo dal ritornello contagioso. “French Kisses”
riporta un po’ di grinta, che non guasta affatto, Robin dimostra
classe sia nei brani più prevedibili, che in quelli più
ariosi e graffianti. “Stolen From My Heart” è un
brano che trovo piuttosto poco riuscito, il ritornello è banalotto
e cozza col repertorio precedente che non era affatto male, questo
abbassa il livello del disco. “Shout” è meglio,
un riffing deciso fa da contrasto a soluzioni banalotte, il mix non
è poi così male, anche se sa molto di radiofonico. “Showdown”
è un altro pezzo che miscela energia positiva e spirito commerciale,
stesso discorso vale per la seguente “Hit List”, ma in
questo caso il brano è più riuscito. “Shoot On
Sight” è più costruita, meno commerciale e piace
di più. “Don’t Turn Away” è l’unica
ballad del disco, anche se è abbastanza elettrica. L’ultimo
titolo del disco è “Space Kadet”, un brano duretto,
che chiude con una giusta dose di energia.
In questa ristampa troviamo come bonus cinque rifacimenti di brani
precedenti, che ne aumentano il grado commerciale, pur mantenedo l’impronta
orginale.
Robin George è un uomo dai mille progetti, cantante, chitarrista,
produttore, un vulcano insomma e questo disco ci mostra il suo talento.
Musica forse un po’ datata e rivolta ad un pubblico non giovanissimo,
ma non riconoscere che c’è del talento sarebbe davvero
uno sbaglio. GB
Altre recensioni: You; History
Sito Web
Artisti correlati: David Byron Band; Damage Control; Notorius; Life
|