Rock Impressions

Greenwall - The Green Side of the Moon GREENWALL - The Green Side of the Moon
Electromantic Music
Genere: Prog
Support: CD - 2017


I Greenwall sono uno dei più raffinati gruppi prog del nostro panorama e hanno deciso di cimentarsi con il capolavoro rock per antonomasia: The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd. Per certi versi si tratta di un atto di grande coraggio, ma per altri è anche un po’ giocare sul sicuro. Rileggere un classico come questo è impegnativo in partenza, perché è un disco che conoscono tutti, quindi sai che ti muovi su di un terreno minato, non puoi permetterti passi falsi. Per contro hai anche un bacino di potenziali interessati molto ampio, che potrebbe far vendere il disco anche solo perché stuzzica la curiosità dei tanti floydiani. A parte queste considerazioni, che potrebbero comunque essere approfondite, credo che nel nostro caso si tratti principalmente di un omaggio sentito da parte di musicisti che si sono dimostrati maturi per un passo così delicato.

Iniziamo col dire che un folto numero di artisti ha prestato il proprio talento per realizzare un prodotto abbastanza corale. In questo caso, oltre alla rilettura del disco dei PF sono stati aggiunti il brano “Prelude for Rick” dedicato a Wright, una suite di propria composizione dal titolo “Il Petalo del Fiore” e la cover di “Wish You Were Here”. Il formato doppio vinile offre in anche la cover di “Mudmen”, oltre ad un packaging più ricco.

La rilettura dei Greenwall è personale, l’approccio è abbastanza free, fra il jazz e la neo classica, ma non mancano anche sperimentazioni di altro tipo, tutto in chiave prog. La band ha scelto di riarrangiare tutti i pezzi, è giusto che sia così, un rifacimento pedissequo non avrebbe avuto senso, ma proprio qui sta il rischio maggiore, perché essendo un album molto amato e praticamente perfetto, andare a stravolgerlo è come camminare su un terreno minato. Il trattamento proposto risulta molto raffinato e studiato con meticolosa attenzione. Tuttavia, se si escludono alcuni brani i Greenwall hanno tolto al disco l’anima rock. Comunque una cosa è stravolgere un singolo brano, altra cosa è mettere mano ad un album intero. Generalmente sono favorevole a questo tipo di esperimenti, ma stavolta la sensazione di non ritrovare l’essenza rock originaria, mi ha lasciato delle perplessità non risolte. La bravura dei Greenwall è fuori discussione e il loro contributo è di valore, però mi sento di dire che il risultato non mi convince.

Altro discorso per il materiale inedito, mi riferisco in particolare alla suite “Il Petalo del Fiore”, che presenta delle parti davvero notevoli, molto più rock e in certi casi vicine anche agli ultimi Anekdoten. I testi in italiano sono un po’ il punto debole (il tallone d’Achille di gran parte del prog tricolore), senza togliere che Michela usa la voce in modo eccezionale. Francamente ho trovato questo materiale molto più interessante della parte dedicata alla storica band inglese. GB

Altre recensioni: From the Treasure Box; Zappa Zippa Zuppa Zeppa

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