Jorn
Lande si sta imponendo come uno dei migliori singer degli ultimi dieci
anni e sinceramente sono davvero pochi quelli che possono confrontarsi
con lui, a dimostrazione di quanto dico vanta già un numero
invidiabile di collaborazioni, ma la sua carriera è ancora
tutta da scrivere. Nonostante questo eccolo che lo ritroviamo sul
mercato con queste due raccolte che faranno la gioia dei suoi fans.
Unlocking the Past è una serie di nuove covers che il nostro
ha inciso in momenti diversi della sua carriera, ovviamente tutti
i brani sono tratti dal repertorio hard rock con dei veri classici
e altri brani meno scontati. L’interpretazione di Jorn non fa
mai rimpiangere gli originali, anche se il trattamento musicale cambia
l’aspetto di alcune canzoni e questo mi piace perché
ho sempre apprezzato il tentativo di personalizzare i brani proposti
originariamente da altri artisti. Così fra “Burn”,
“Perfect Stranger” e “Sign of the Southern Cross”
(che qui viene inserita nel titolo “Lonely is the Word/Letters
From Earth”, forse per motivi di diritti), Lande ci trasmette
tutta la sua passione e il suo carisma diamantino. Dieci brani dove
la sua ugola potente ci regala emozioni senza tempo ed è un
piacere enorme ascoltare con attenzione questa prima raccolta, sia
per chi ha amato gli originali sia per chi li scopre per la prima
volta.
Ottime performance degli artisti, fra cui spiccano nomi eccellenti
e davvero ottima anche la prestazione del nostro che regala brividi
continui. Ormai è chiaro che Jorn è il cantante che
più di tutti ha ereditato le doti dei grandi interpreti degli
anni passati e questo disco lo dimostra una volta per tutte.
Altro discorso per “The Gathering”, che invece è
una raccolta di sedici brani estrapolati dalla carriera di Lande,
sedici pezzi uno più bello dell’altro, metallo melodico
e potente con un singer eccezionale, non si può chiedere di
più. A volte ci sono melodie accattivanti come nella melodica
“Bridges Will Burn” altre volte c’è un heavy
metal diretto e selvaggio come nella successiva “Young Forever”.
Lande oltre che bravo è anche versatile, del resto lo abbiamo
visto al fianco di formazioni melodiche, come in ambito prog metal
coi bravissimi e sfortunati Ark. L’epica “Tungur Knivur”
sembra un tributo al maestro Ronnie James Dio, che sarebbe andato
fiero di un brano così. Ma questa è solo una breve rassegna
di quello che si può trovare in questa raccolta che celebra
un grande cantante, di quelli che lasciano un segno profondo.
A Jorn Lande forse manca ancora l’occasione giusta per un giusto
riconoscimento, ma di certo merita già di essere annoverato
fra i grandi, magari gli serve giusto una band prestigiosa che possa
far brillare le sue doti agli occhi di tutti, intanto godiamoci questi
dischetti. GB
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