Rock Impressions
 

INTERVISTA AI KARMAKANIC, risponde Jonas Reingold (versione inglese)
di Giancarlo Bolther

Ciao Jonas, cosa ci puoi dire sui brani del nuovo album?
Penso che l’album copra una gran varietà di stili e influenze diverse. Mi piace pensare a questo disco come ad una specie di “best of” di tutto quanto ho nella mia collezione di dischi. Puoi trovare parti che hanno uno stile cantautorale, del progressive rock, del jazz, della fusione e anche del rock classico.

Sia il titolo che l’artwork sono simpatici, qual’è l’idea di fondo?
La fotografia è un collage di immagini messo assieme da Thomas Ewerhard. Quando sono arrivato al punto di dover scegliere il titolo per il disco, la scelta era ricaduta su “Who’s the Boss…” e “Send A Message From the Heart”. Ho pensato che “Who´s the Boss in the Factory” fosse un titolo più originale rispetto a “Send A Message From the Heart”, inoltre mi convinse anche il fatto che con questo titolo fosse possibile ottenere un layout più intrigante.
L’idea per questa canzone è arrivata da un caso piuttosto noto negli USA, si tratta della storia di un uomo di colore condannato a morte per un omicidio commesso da giovane. Molti anni dopo l’omicidio questo tipo era diventato una persona molto diversa, aveva seguito un cammino di riabilitazione. Il governatore avrebbe potuto perdonarlo per questo, ma non lo fece. Così a me e a Inger è venuta in mente l’idea di scrivere la canzone “Who’s the Boss in the Factory”, il testo dice che non conta se tu sei giusto o se sei colpevole. L’unica cosa che conta è “who´s the boss in the factory”.
Pensa, hai il potere di perdonare un uomo condannato a morte, semplicemente mettendo una firma su un pezzo di carta. Ma tu non cogli questa opportunità. Il boss nella fabbrica è proprio il tipo con la penna.

A cosa ti sei ispirato per scrivere i testi del nuovo album e come procedi alla composizione dei brani?
Io credo che l’ispirazione sia il mondo dei fannulloni. Io lavoro dalle nove alle cinque del pomeriggio come qualsiasi lavoratore. Cerco di comporre anche quando non mi sento in vena di farlo. Se in un giorno senza ispirazione escono anche solo trenta secondi buoni è sempre meglio di niente. Normalmente parto sempre da melodie molto semplici, per esempio “Send a Message From the Heart”, un brano epico di circa venti minuti, è stata sviluppata a partire dal primo verso. Penso che questo processo sia lo stesso di un classico cantautore. Dopo di questo parte il grosso del lavoro. Cerco di comporre un intro adeguato, che riprenda gli elementi del tema originario e così via. Pongo molta attenzione alla composizione. Per me è importante che la canzone abbia un flusso naturale, che sia logico e facile da seguire. Molti gruppi prog tendono a mettere troppi motivi melodici nella loro musica. Io preferisco lavorare con poche melodie. Tendenzialmente cerco di fare molte cose piccole piuttosto dell’opposto.

Quanta tradizione e quanta modernità ci sono in questo nuovo disco?
Cerco sempre di avere un piede nella “tradizione”, ma cerco al tempo stesso di essere anche moderno. Credo che il gusto Jazzy di una parte dei Karmakanic sia unico e che di conseguenza possa occupare un proprio posto nel mondo del progressive rock.

I vostri primi due dischi sono stati pubblicati per un’altra label, perché avete cambiato?
Semplicemente perché credo che la Inside Out stia dominando il mercato per il genere di musica che facciamo. Sono in questo settore da molto tempo e conoscono il mercato molto bene. Sono stato obbligato a pubblicare due dischi con la Regain Records, ma credo che abbiano fatto un buon lavoro in considerazione del fatto che sono principalmente una label di heavy metal.

Vari musicisti coinvolti nel tuo nuovo disco sono gli stessi di molti progetti e gruppi in cui hai suonato in precedenza, si tratta di una grande famiglia o ci sono altre ragioni?
Si, credo che si possa considerare come una grande famiglia. Penso che uno scelga le persone con cui collaborare in base alle abilità di queste, ma è determinante anche il fatto che ti piaccia lavorare con queste persone. Stare in un gruppo, per esempio, non è solo una questione musicale, ma è anche una questione di amalgama fra le persone. Non puoi fare della buona musica insieme con delle persone che si odiano fra di loro.

Secondo il tuo punto di vista, quali sono le principali differenze fra i vostri tre albums?
Credo che ci sia stata una crescita naturale. Entering the Spectra e Wheel of Life hanno dei momenti ottimi, ma penso che Who’s the Boss è stato realizzato in modo più accurato e maturo, come album è più completo.

Un po’ di anni fa avevi realizzato il cd Universe, quanto sei cambiato da allora come uomo e come musicista?
Mio Dio, moltissimo, mi sono sposato e abbiamo avuto due figli. Oggi la mia vita è totalmente diversa. Adesso devo pensare per prima cosa ai bisogni della famiglia e questo significa bisogna guadagnare del denaro. Adesso non ho più tempo di folleggiare e di oziare per un giorno intero.

Da allora Goran Edman lavora con te, cosa significa per te lavorare con lui?
Goran è veramente una delle persone più simpatiche e piacevoli che ci sono in giro. È davvero molto coinvolto nel progetto Karmakanic ed è sempre molto professionale in quello che fa. Ha tutte le qualità che cerco in una persone ed è per questo che stiamo ancora lavorando insieme.

Gli album dei Karmakanic sono molto interessanti, perché della musica così buona non è stata realizzata per il tuo gruppo principale, i the Flower Kings?
Grazie del complimento. Penso che giudicare cosa è buono e cosa non lo è, sia molto soggettivo. Ci sono persone che hanno sempre considerato i Karmakanic semplicemente come un side project partorito sotto l’ombrello dei the Flower Kings, mentre ci sono altri che considerano i Karmakanic migliori. Noi non siamo mai entrati in competizione, piuttosto cerchiamo di aiutarci a vicenda.

Ci puoi raccontare come sei entrato nei the Flower Kings e quanto la tua vita è cambiata da allora?
Prima di entrare nei the Flower Kings non pensavo che questo genere di musica fosse ancora in vita. Credevo che fosse morto come è successo per tutti i grandi gruppi prog attorno al 76-77, quando il punk è arrivato nel mondo. Prima di far parte dei tFK ero veramente “perso” musicalmente, loro mi hanno aiutato a ritrovare le mie radici musicali.

Nella tua carriera hai collaborato con molti artisti, cosa ti spinge a lavorare con musicisti diversi?
In quello faccio cerco sempre di esprimere quello che sento dentro di me. Ad esempio se sono convinto che un certo pezzo deve avere un certo sound, allora cerco il musicista più adatto allo scopo.

I tuoi compagni di gruppo sono favorevoli a tutti i tuoi impegni extra?
Siamo tutti musicisti professionisti, fa parte del nostro lavoro suonare con diversi musicisti e gruppi. Tutti i membri dei Karmakanic suonano molto anche in altre situazioni per poter sopravvivere. Non tutti sono abbastanza fortunati da un punto di vista finanziario come gli U2 o i Metallica.

Non pensi che questo possa causare una perdita per il tuo gruppo principale in termini di tempo ed energia?
No, anzi è un privilegio essere in grado di sopravvivere.

Se avessi la possibilità, quali sono gli artisti con cui ti piacerebbe collaborare?
Mi piacerebbe molto poter lavorare con Joni Mitchell, semplicemente perché penso che sia la migliore compositrice di testi al mondo. Altri nominativi che ho in lista sono… Vinnie Colauita, Peter Gabriel, Paul McCartney, Keith Jarret, Jackson Brown, Pat Metheny. L’elenco può diventare veramente lungo, perché ci sono così tanti musicisti e compositori interessanti in giro… potrei andare avanti all’infinito.

Quali sono le differenze fra lavorare con i the Flower Kings e con i Karmakanic?
Nei Karmakanic io produco e scrivo il materiale, inoltre dirigo il gruppo. Quindi in pratica ricopro lo stesso ruolo che Roine Stolt ha nei tFK.

Hai già relizzato molti progetti in studio, qual’è per te la differenza tra suonare in studio e suonare dal vivo?
La differenza maggiore è che dal vivo tu hai una risposta immediata dal pubblico. Mentre quando lavori in studio devi aspettare per mesi e mesi prima di poter avere il verdetto dei fans sul tuo lavoro.

Gli amanti del prog settantiano di solito dicono che il prog di oggi dovrebbe chiamarsi “regressive”, perché dicono che manca di innovazioni e creatività e perché non guarda al futuro, ma al passato… tu cosa ne pensi?
Io credo che le etichette siano create dai fans e dai media. Come musicista io non ragiono in termini di cosa sia “prog” e di cosa sia “retro” e così via. Io cerco solo di essere musicalmente onesto e di fare della musica col cuore, e se quello che esce è retro prog o qualsiasi altra cosa, non me ne frega niente purché io sia convinto di aver cercato in tutta sincerità di esprimere qualcosa che avevo dentro di me.

Secondo te quali saranno i futuri sviluppi per la musica prog?
Penso che gruppi come i Porcupine Tree e gli Opeth stiano dettando le linee guida su come si evolverà il prog nei prossimi anni. Ma chi può saperlo veramente? Il futuro non è ancora stato scritto.

La Svezia oggi ha una scena prog veramente impressionante. Quali sono invece i paesi dove il prog è più amato dal pubblico?
Penso che sia diverso per ogni gruppo, l’accoglienza migliore per i tFK per esempio è in Olanda.

Qual’è la più grande soddisfazione che hai avuto nella tua carriera?
Spero che non sia ancora arrivata! Cerco ogni volta di realizzare un disco migliore di quello precedente. Cerco tutte le volte di migliorare il mio sound quando suono dal vivo. Cerco sempre di migliorare come bassista. La soddisfazione è nascosta nel viaggio che sto facendo come musicista, non in un singolo risultato.

Quanto è importante la famiglia nella tua carriera artistica?
La famiglia è fondamentale nella mia vita. La musica è fondamentale nella mia vita. Non posso mai confrontare queste due cose e non posso nemmeno separarle. È come lo yin e l’yang, entrambe sono necessari.

Recensioni: Entering the Spectra; Wheel of Life; Who's the Boss in the Factory;
In A Perfect World

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