Giorgio
Maggiore è un musicista milanese in attività fin dai
primi anni ’80. Durante tutto questo tempo Giorgio ha composto
molto materiale ed ha tentato più volte ad emergere senza ottenere
grandi risultati, questo però non lo ha scoraggiato, tanto
che nel 2005 arriva a produrre il suo primo album in cui si occupa
di tutte le parti, dal cantato alla produzione.
Maggiore ha un buon bagaglio musicale alle spalle, è partito
dalla psichedelia di Pink Floyd e Grateful Dead e dal prog di Genesis,
poi passando per Bowie e the Who è approdato al dark e alla
new wave degli anni ’80, infine ha ascoltato anche i nuovi movimenti
pop con Radiohead e Coldplay in testa. Tutte queste influenze traspaiono
nella sua musica, una versione intimista degli artisti citati, con
cantato italiano e testi di una certa profondità.
Il risultato è un mix molto dark wave, fra Cure e Cocteau Twins,
un’eleganza malinconica piuttosto struggente. Il primo album
è più ruvido e artigianale, ma anche un po’ più
vario del secondo. Molto ficcanti i giri di chitarra e basso, meno
l’uso della batteria che non è sufficientemente ben prodotto,
smorza l’enfasi dei brani, poi c’è la voce che
è troppo “sussurrata”, poco potente e incisiva,
sostanzialmente poco carismatica. Certo la scelta di fare tutto da
solo è molto lodevole, ma permane una sensazione di “fatica”
che non rende giustizia a delle composizioni interessanti nella loro
costruzione armonica. Ripeto ci sono dei giri di chitarra che mi sono
piaciuti, anche se in qualche caso sono un po’ prolissi, ma
l’autoproduzione e il cantato purtroppo sono dei punti deboli
su cui Maggiore dovrà lavorare duro in futuro per attirare
su di se l’attenzione dei media.
Il secondo album I Colori che Cambiano rappresenta un passo avanti
nella ricerca di Giorgio, i giri delle chitarre sono sempre molto
belli, il suono è migliorato, ma restano i punti deboli espressi
nel primo disco. La voce del nostro, forse per colpa della produzione,
non ha quella carica da entrare nel cuore di chi ascolta. Un altro
punto dolente è una certa ripetitività di situazioni,
ci sono dei brani che hanno le stesse atmosfere e questo alla lunga
appesantisce un po’ l’ascolto, in questo senso il primo
album era più vario. Nel complesso Maggiore esprime delle potenzialità
che potrebbero trovare la giusta collocazione in una vera band, in
un suono più rock e tagliente, ad esempio a me piacerebbe molto
se lui volesse recuperare maggiormente certe atmosfere ottantiane,
tipo primo album degli Echo and the Bunnymen, secondo me ci può
riuscire. Poi se vuole continuare a cantare deve trovare il modo di
produrre meglio la voce, allora qualcosa potrebbe anche muoversi,
ma temo che senza una vera band alle spalle sarà molto difficile
fare tutto.
Visto che Maggiore sta già lavorando ad un nuovo album spero
che queste nostre considerazioni possano essergli utili. In bocca
al lupo Giorgio! GB
Altre recensioni: Dentro ai Tuoi Sogni;
Radio Anima; La
Danza nel Labirinto
Sito Web
Per un assaggio: www.myspace.com/giorgiomaggiore
|