L’artista
milanese Giorgio Maggiore torna con l’annunciato terzo album,
rimane la formula dell’autoproduzione e la scelta di fare tutto
da solo, solo il mastering è stato affidato a Mauro Berchi.
Per quanto riguarda invece le composizioni il nuovo disco si discosta
dai precedenti, viene dato più spazio alle parti strumentali,
mentre quelle cantate sono state molto ridimensionate.
Il brano di apertura “Bagliori di Luce” è uno strumentale
molto poetico dominato dal pianoforte, il gusto è neoclassico
con sfumature darkeggianti e dimostra una buona sensibilità
del nostro. “Illustre Sconosciuto” è una lunga
piece, prevalentemente strumentale, i primi cinque minuti sono impegnati
da visioni lisergiche accompagnate da una chitarra acustica melliflua,
giri soffusi nello stile new wave primi ’80, che è sempre
molto presente nelle produzioni di Maggiore. Si può parlare
dell’incontro della tradizione prog psichedelica settantiana
con la musica inglese degli anni ’80, ne esce un sound personale
piuttosto interessante. Il cantato arriva nella seconda metà
del pezzo, che si fa più elettrico e dark, la produzione della
voce è migliorata rispetto ai due dischi precedenti, anche
se il risultato finale non è eccezionale. “Divertente”
è più atmosferica della precedente, anche se è
sulla stessa linea armonica, con dei suoni di chitarra molto garage.
“Mi Ascolterai?” continua la ricerca di Maggiore verso
sonorità garage e sixties, condite di psichedelia, uno dei
primi amori del nostro, si sente che alle spalle Giorgio ha una discreta
cultura musicale, devo dire però che il cantato continua a
non convincermi, anche se i testi sono poetici e ricchi di suggestioni.
Ne “Il Sogno Infinito” Maggiore torna a deliziarci con
una piece pianistica, dove ritroviamo tutta la sua sensibilità
poetica e malinconica espressa al meglio. Piuttosto complessa è
“Il Tuo Fiore Vero”, sembra un brano degli Spiritualized.
“Addio G” è un terzo strumentale con pianoforte,
non molto diverso dai due precedenti, offre un’altra opportunità
di gustare il lato più romantico dell’artista. Chiude
l’intimista “La Grande Bolla”, che forse ha la costruzione
armonica più interessante e ricercata dell’intero album,
si tratta di un pezzo che ha varie faccie, fra Cold Play e certo cantautorato
alla Jannacci e Gaber.
La volontà e il coraggio di fare tutto da soli sono più
che lodevoli, ma continuo ad essere convinto che se Giorgio dovesse
riuscire a trovare dei compagni di viaggio, questo lo aiuterebbe a
smussare le spigolosità che permangono, in particolare a livello
vocale. Comunque si tratta di un disco in crescita e Maggiore si dimostra
in possesso di una buona sensibilità artistica. GB
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Sito Web
Per un assaggio: www.myspace.com/giorgiomaggiore
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