Nella fine degli anni ’70, il fans del Rock Progressivo è
disperato ed in un certo qualmodo emarginato. Il Punk e la Discomusic
prendono il sopravvento perché la gente è stanca delle
lunghe suite e dei tecnicismi strumentali esasperanti. Scema l’interesse
attorno a questo fenomeno, di conseguenza spariscono band e dischi,
esclusi i grandi nomi del genere che intelligentemente hanno saputo
adattarsi ai tempi, virando verso un suono più commerciale
(vedi genesis, Pink Floyd, Yes, Jethro Tull e molti altri).
Non ci sono più negli scaffali dei negozi le copertine colorate
e particolareggiate che hanno fatto sognare una generazione e che
sono state il segno di riconoscimento di questo stile musicale. Tutto
si è semplificato, così i fans del Prog passano il loro
tempo a riascoltarsi in disparte i capolavori del passato. Circa cinque
anni di Purgatorio, fino a che un bel giorno, nello stesso scaffale
di dischi, compare una copertina che fa immediatamente incuriosire
e pensare. Il logo, stile anni ’70, dice Marillion, strano…
non conosco questa band, possibile che sia un disco di oggi? Non c’è
certezza che sia Prog, ma guardando attentamente la cover gatefold,
dietro appoggiato nel pavimento, ci sono rappresentati dei dischi,
fra i quali riconosco “A Saucerful Of Secrets” dei Pink
Floyd. E’ il via libera per procedere immediatamente all’ascolto.
Sorpresa, non sono i Pink Floyd a capeggiare fra i solchi, ma i Genesis
di Gabriel , così come la voce del cantante sembra richiamare.
Il miracolo è avvenuto, il Prog rinasce dalle proprie ceneri.
Parte il tam tam delle fanzine, si creano club di sostenitori in tutto
il pianeta, “Script For A Jester’s Tear” è
l’icona del New Prog!
Sull’onda dei Marillion ci sono anche gli IQ, i Pendragon, i
Pallas ed i 12th Night, ma le vendite non sono proprio le stesse.
Sei canzoni, sei capolavori. Le atmosfere sono melodrammatiche, c’è
poco da stare allegri, escluso nella divertente e scanzonata “Garden
Party”. Sono grandi strumentisti, le tastiere di Mark Kelly
sono in ognidove e quando Steve Rothery tocca la chitarra, parte l’estasi.
Il colosso Fish (due metri di carisma) è teatrale, canta e
recita e proprio come Peter Gabriel, si trucca il volto. Un connubio
perfetto, specie in ambito live. Ogni concerto è un evento
impedibile ed imprevedibile. Questo è l’unico disco dove
compare Mick Pointer alla batteria, successivamente allontanato perché
non ritenuto idoneo per le aspirazioni della band. Per fortuna che
non è ritenuto all’altezza, perché fonderà
negli anni ’90 gli Arena con Clive Nolan dei Pendragon….
E che musica! Il brano che fa venire brividi si intitola “Chelsea
Monday”, dove si che la chitarra diventa Pinkfloydiana. Il primo
singolo estratto dall’LP è “He Knows, You Know”,
dal quale viene tratto anche un videoclip, mentre il secondo è
“Garden Party” ed anche qui con il relativo video.
Ma cosa volete che vi dica, sicuramente già sapete tutto a
memoria! Se così non è, in questo istante si spalanca
a voi un nuovo mondo, quello del New Prog. Marillion dei miti, “Script
For A Jester’s Tear” un capolavoro. MS
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Articolo
Live Reportages: 2004; 2007
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