Il
gruppo Italian Gypsy Jazz Trio del chitarrista emergente Pinelli Dario
si è fermato ad Asola per un paio di magiche serate. In via
del tutto eccezionale erano dalle mie parti per motivi di “lavoro”,
dovevano registrare dei filmati per un nuovo video e per l’occasione
hanno voluto intrattenere il pubblico locale con due serate “a
sorpresa” in due ristoranti del posto, del resto la casa discografica
con cui incidono, la TRJ Records di Tiranti Roberto (un omonimo del
cantante dei Labyrinth), che ha sede proprio nel mio paese. Mi sarebbe
piaciuto poter assistere ad entrambe le serate, visto che giocavo
in casa, ma per impegni mi sono dovuto accontentare di una sola e
sono andato al ristorante La Filanda. Un locale in ascesa, che offre
una cucina molto raffinata, non a caso fra gli avventori c’era
Edoardo Raspelli (noto critico culinario e conduttore di Melaverde,
un programma molto seguito di Rete4), che ha donato un pizzico di
mondanità in più all’evento. Può sembrare
superfluo sottolineare che la cucina era ottima, visto che noi ci
occupiamo di musica, ma vi assicuro che cenare con cibo e vino eccellenti
e poter ascoltare dell’ottima musica al tempo stesso è
stata un’esperienza molto gratificante.
Ma veniamo a Dario e al suo ensamble, che si è arricchito di
due nuovi compagni di viaggio, difatti l’Italian Gypsy Jazz
Trio ieri sera era un quartetto con l’aggiunta del chitarrista
Gianfranco Malorgio e come guest star in alcuni brani c’era
la cantante Irene Jalenti con la quale sta iniziando una collaborazione
che vedrà l’avvio ufficiale proprio con la diffusione
del video in lavorazione. Lo spazio era angusto, perché la
serata era molto fresca e non è stato possibile organizzare
l’evento all’aperto, un pregio per me, perché si
è potuto stare a strettissimo contatto con gli artisti, cosa
che mi piace sempre molto, anche se questo però ha creato problemi
di acustica. Dario e i suoi hanno suonato in modo egregio, del resto
la musica in genere va prima di tutto gustata dal vivo, è fondamentale
poter vedere gli artisti che suonano all’unisono, che cercano
l’intesa, che si soprendono per le rispettive prodezze e si
incitano a vicenda, che nonostante tutta l’esperienza hanno
ancora tanta voglia in corpo di suonare, anche davanti a pochi spettatori.
Non vogliatemene se dico che il disco è un piacevole di più.
Il repertorio del cd, che abbiamo recentemente recensito, è
stato riproposto praticamente per intero, poi si sono aggiunte altre
composizioni, perché la serata è stata lunga e intensa.
Per l’occasione Dario suonava una chitarra nuova, una Bariselli
costruita apposta per lui dietro le sue indicazioni e vedere la sua
soddisfazione per il nuovo strumento era un altro motivo di particolare
interesse. Come abbiamo anticipato l’impianto usato non era
eccezionale ed ha smorzato un po’ il calore del suono dello
strumento, ma anche questo non ha scalfito lo spettacolo. Renato Gattone,
il contrabbassista, è un vero personaggio e con la sua simpatia
ha dato un contributo notevole alla riuscita del concerto, molto simpatico
anche Walter Clerici, che ha ricordato le sue origini mantovane, la
sua voce calza a pennello per questo stile musicale, ma soprattutto
sono rimasto particolarmente colpito dal lavoro ritmico svolto da
Malorgio, che ha sostenuto in modo egregio le musiche con pennate
dispari e controtempi molto precisi, davvero un gran polso il suo.
Intanto Dario si lanciava in assoli fatti di scale mozzafiato eseguite
con una pulizia ed una perizia invidiabili, dove abilità tecnica
e gusto si sposavano in modo da suscitare una giusta ammirazione.
Irene è una cantante molto dotata con una solida preparazione
jazz e blues, ha cantato solo un paio di canzoni ed è apparso
subito evidente lo spessore artistico di questa interprete, credo
sempre per colpa dell’impianto, mi è sembrato che la
sua voce avesse delle tonalità troppo basse per il genere proposto,
il Gypsy Jazz è una musica effervescente e solare, piena di
brio e di vita, mentre la Jalenti portava tutto su un piano più
profondo e passionale rispetto alla spensierata gaiezza del resto
del repertorio, forse uno spazio più ampio avrebbe permesso
alla nostra di cantare più liberamente e di colpire maggiormente
con la sua timbrica calda, ma sto cercando pelo nell’uovo ad
una esibizione che mi ha lasciato veramente soddisfatto.
Vedere dal vivo questi artisti in un contesto così intimo per
me è stato un vero privilegio, che conserverò nei miei
ricordi con molto affetto e per lungo tempo. GB
Altri Live: 2012
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2019
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di Irene Jalenti |